Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/26


(XXV.)


Che fan regalo ai Dei d’un alta pace
515Ne gl’intermondj lor lucidi, e grassi,
E che non moveriano un ciglio, un dito,
Se la Natura rovinasse, e il Mondo,
Con panico timor questa ignoranza,
Con proterve radici ancor germoglia,
520Se Meteora, o Cometa in Ciel fiammeggia.
Urania, Urania, che i miei voti ascolti,
Io già conosco, e il Nume tuo ringrazio;
L’aura spirar del tuo favor già sento,
Che intorno a me batte soave l’ali,
525E ventillando mi lusinga il sonno.
S’alza un vapor dalle cimerie Valli,
Che i spirti, e gli occhj miei placido grava;
La dolce melodia de i cigni tuoi
Mi concilia il riposo, e molce, e incanta,
530E nel fiorito tuo grembo odoroso,
Che fraganza di cedro, e nardo esala,
Con fortunata immagine di morte
Il capo inchino, e le palpebre io chiudo.
Già più in Terra non son: dal Bacchiglione
535Salgo leggiero più che fiamma al Cielo.
Olimpici Poeti, Erculeo stadio,
Palladian Teatro, io v’abbandono;


d Colli