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come mi distaccai da wagner 87

dere, e pietà nella conscienza per deplorare quell’orribile spettacolo? E dunque io sono stato il solo ch’egli abbia fatto soffrire? Non importa: l’inatteso avvenimento proiettò una subitanea luce, per me, sul luogo che avevo allora lasciato, — ed anche mi dette quel fremito di terrore che si sente dopo aver corso inconsapevolmente un immenso pericolo. Quando da solo io proseguii pel mio cammino mi misi a tremare. Poco dopo fui malato, più che malato, stanco, — stanco per la continua delusione a riguardo di tutto ciò che ancora entusiasmava noi altri uomini moderni: della forza, del lavoro, della speranza, della giovinezza, dell’amore, inutilmente prodigati, per ovunque; stanco pel disgusto di tutto questa bugiarderia idealista e di questo rammollimento della conscienza che ancora una volta aveano vinto uno dei più bravi; stanco infine — e non fu la minore delle mie stanchezze — per la tristezza d’un implacabile sospetto: il presentimento di dover esser condannato oramai a diffidare ancora più, a disprezzare più profondamente, a essere più assolutamente solo che non mai. Poichè non altri aveva avuto che Riccardo Wagner... Fui sempre condannato a gente tedesca.