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delle cose di Roma scrissero nei secoli XV, XVI in un latino così intinto di volgare, che il suo studio costituisce una parte non trascurabile dell’indagine dialettale romanesca, senza contare che qua e là si colgono interi squarci in volgare. Di questi diaristi dette ampia notizia Oreste Tommasini,1 di guisa che non rimane se non di seguire la via da lui con tanto intelletto d’arte tracciata.

Giunti con questa rapida scorsa al s. XVII, è necessario accennare ad un fenomeno che, già incominciato in tempi assai più remoti, ebbe in quel secolo il suo pieno sviluppo. Intendo parlare dell’evoluzione del parlare romanesco sotto l’influenza del dialetto toscano.

Che la vicina Firenze, dove tanta luce d’ingegno era raccolta, esercitasse un’azione importante su lo svolgimento della civiltà romana, è cosa tanto naturale, che ci dovremmo meravigliare se le cose fossero andate altrimenti; tanto più che ben presto cominciò l’esodo dei cittadini toscani2 per Roma, specialmente degli artisti, che è quanto dire del fiore dell’intelligenza toscana, i quali trovavano ampio campo per la loro attività qui, dove la munificenza dei papi e il lusso della corte pontificia valsero mirabilmente a suscitare quei miracoli d’arte, che ridono di pura luce, eternamente, sulle tele e nei marmi della rinascenza. Pertanto, lo storico della letteratura romanesca non dovrà trascurare questa indagine essenziale, dovrà, anzi intendere a determinare i limiti di questa influenza, della quale possiamo già sorprendere segni non dubbi, per tacer d’altro, nell’obituario di S. Ciriaco, che si conserva nell’Archivio di S. Maria in Via Lata.

Nel s. XVII l’evoluzione del parlare romanesco era compiuta, di guisa che tutti i fenomeni fonetici e morfologici dei tempi

  1. Oreste Tommasini — Il diario di Stefano Infessura, studio preparatorio alla nuova edizione di esso. Arch. della Soc. Ro. di Storia Patria, vol. XI pp. 481-640. — Nuovi documenti illustrativi del diario di S. I., ib. vol. XII, 5 e segg.
  2. cfr. D. Gnoli — Censimento della Città di Roma sotto Clemente VII. Arch. cit. XVII, 375 e segg. — Armellini — Un censimento della Città di Roma sotto Leone X, nel periodico «Gli studi in Italia» a. V, vol. I, n. 69-84 e 160-192.