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stess'anno, fu emanato il decreto della libertà di religione nella Repubblica, dietro il quale ben tosto alcune, ed in seguito più tardi molte Comuni delle Tre Leghe accettarono la riforma secondo quella stata adottata dalla chiesa di Zurigo che sempre in poi conservarono.

Anche nella Mesolcina e Calanca s’intrigava in quel tempo per l'introduzione della riforma, al qual effetto si spargevano nella Valle le tesi di Comandro che venivano pubblicamente lette e spiegate. Più tardi poi, allorchè molti preti d’Italia fuggivano dalla loro patria per godere della libertà di religione, ritirandosi nei paesi dei Grigioni, particolarmente ove è in uso la lingua italiana, si sentivano predicare in diversi luoghi delle due Valli sulla necessità d'una riforma ecclesiastica. Il primo di questi fu un certo Majnardo già Priore d’Asti, uomo assai letterato e passionato riformista, il quale sapendo che nei Grigioni esisteva tal libertà si portò nella Mesolcina credendo di mettervi in pratica i suoi talenti; ma avendo ricevuta poca accoglienza, egli stimò opportuno di partirsene pochi giorni dopo la sua venuta, rendendosi a Chiavenna, ove fece progressi, giacché nei venti e più anzi che colà dimorò, lasciò due chiese riformate.

Come la maggior parte del popolo mesolcinese non voleva invenzioni di religione, così i