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LIBRO SECONDO. 95

gli auspicj del fratello Isaacio, ed alle sue prudenti e valorose geste, addivenuto comandante in capo nel guerreggiare Urselio, affatto debellandolo, Niceforo, dico, reputò così lui come Isaacio degni dell’amore suo. Ne’ col volto mentiva il sincero affetto verso entrambi, non rivolgendosi ad altri con più giulivo sguardo, e non rade volte avendoli suoi commensali.

II. Ora queste benevoli dimostrazioni valsero ad accendere l’invidia negli animi di molti, e soprattutto potentissimamente in quelli de’ prefati due barbari di scitica stirpe, Borilo e Germano. Costoro pertanto vedendo i Comneni, quantunque bersagliati dal pessimo de’ vizj, essere non di meno assai favoriti, stimati e continuamente possessori della grazia imperiale, di livore intristivano. È di vero forte pungevali che mio padre, nel cui volto non compariva ancora la prima caluggine, fosse innalzato alla carica di prefetto con decreto orrevolissimo d’Augusto, e prescelto infra tutti, come di tutti il primo, a comandare con autorità suprema gli eserciti delle occidentali provincie. Ma di già nell’antecedente libro si è da noi copiosamente esposto con quanto valore e prospero evento fossero da lui ridotte a termine quelle imprese, erigendo cotanti trofei, sconfiggendo numerosissimi tiranni e presentandoli prigioni all’imperatore. Se non che tali geste per nulla attalentavano gli invidiosi, il cui livore, come fiamma sparsovi sopra olio, vie più aggrandiva. Quindi Germano e Borilo ivano di ascoso macchinando infra loro molte calunnie contro de’ Comneni, molte ne bisbigliavano all’imperiale orecchio, e pur di molte reità incolpavanli aper-