Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/272


I CALABRONI 269

NOTE A “ LE NUVOLE „ Pag. 4, r. 2. - Clr. il geniale studio di Siiss, De personarum antiquae comoediae atticae usu atque origine, 34 sg. Pag. 6, r. 11.- Cfr. Ebert, Hisloire de la lilléralurc au moyenàge, I, 262; Roediger, Contrasti antichi, Firenze. 1887; D’Ancona, Origini del teatro italiano, 1, 547 sg. Pag. 6, r. 16. - Scheriilo, La commedia dell’arte in Italia, p. 259. Pag. 7, r. 15. - D’Ancona, op. cit., 552-556. Pag. Il, v. 8. - Durante la guerra del Peloponneso, gli Ateniesi trattavano i servi più umanamente, per paura che disertassero. Pochi anni dopo se ne rifugiarono presso i Peloponnesi. a Decelea, più di ventimila (Tucidide, VII, 24). Pag. 12. v. 2. - Più che le cimici! Pag. 12, v. 15.! cavalli di alcune razze venivano bollati su una coscia con un kàppa e detti hoppatiai. Kàptein in greco significa picchiare: e su questa somiglianza di suono Lesina fonda un giuoco di parole non troppo più spiritoso di quello che risulta dal mio adombramento. Pag. 13. v. 4. - Espressione tragica, forse euripidea, nella quale « debito » aveva un senso generico, non lo specifico che qui gli attribuisce Lesina. Pag. 14, v. I. - Si aspetterebbe una cimice. Pag. 14, v. 15. - Incesirata, dice il testo: e Cesira dovè essere qualche donna di raffinatissima eleganza. Pag. 15, v. 3. - Coliade, dice il testo: era un epiteto dell’Afrodite che aveva un tempio sul promontorio Coliade. Lesina scherza sulla somiglianza del nome con la parola £o/é, coscia.