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210 PURGATORIO ore dopo la tnezzanolle a Gerusalemme: dunque se qui era mezzanotte, la differenza di longitudine tra Gerusalemme e l’Iialia era supposta di due ore al più dal Poeta, e non di tre, come per molto tempo fu credulo da molti. Veggasi di ciò l’opuscolo sopra citato, «E i raggi ne ferian per mezzo ’l naso.» (T. s.) Come fu detto al Canto xni l due Poeti procedevano su questa seconda cornice da levante a tramontana, mossi dopo che il sole era passato per il meridiano Ora ci viene siRnificaio, che erano pervenuti a tal punto della cornice che i raggi solari li ferivano per mezzo il naso, cioè Dante e Virgilio si trovavano nel piano verticale, in cui essendo pure il sole, risultava tangente a quel circolare cammino. Ma il sole era ancora alto sull’orizzonte del Purgaiorìo; eper di più aveva una declinazione boreale; dunque non erano per anche giunti al settentrione della montagna, ove avrebbero avuto in faccia il vero punto cardinale di ponente e il sole un po’ sulla destra, se pure per occaso non voglia intendersi il luogo dell’orizzonte, ove in quel dì tramontava il sole; nel qual supposto il settentrione del monte poteva essere più lontano rispetto alla posizione attuale de’ Poeti, i quali si sarebbero diretti più presso a quel luogo di tramonto cl^e all’occaso medio, il quale è punto cardinale deirorizzonle. - Come quando dall’acqua o dallo specchio,» (T. e.) L’essersi fatto colle mani il solecchio, non salvò gli occhi del Poeta da un colpo di luce, che lo costrinse a volgersi altrove, e che procedendo da un Angelo, di lì non lontano, venne riflesso dalia schietta via del livido color della petraia, come dice sul principio del XIII Canto Questo giuoco di riflessù)ne viene così stupendamente descritto, che di meglio non si potrebbe neppur oggi desiderare. Dice primieramente, che da una superlìcie riflettente, quale è quella dell’acqua ferma o di uno specchio, un raxgio, che vi cada, salta in opposlla parte, siccome avviene realmente rispetto alla linea verticale, determinata dal cader della pietra o dalla retta che tengono i gravi cadenti, restando cosi il raggio riflesso nello stesso piano che con la verticale faceva cadendo. Dice che questo salto lo fa salendo su per lo modo parecchio a quel che scende, cioè in modo uguale a quello che tiene scendendo; e per conseguenza dichiara fmalmenie, che in ugnai tratto o lunghezza, tanto venendo che ritornando, si discosta ugualmente dalla vertiticale; cioè dalle estremità superiori dei tratti uguali, presi sulle due direzioni. Conducendo una normale sulla verticale cherimane tramezzo, queste normali sono uguali; lo che non potrebb’essere se l’angolo d’incidenza non fosse uguale all’angolo di riflessione. Soggiungendo poi > sì come mostra esperienza e arte» ci viene a dire che questo teorema di ottica era noto; ed infatti si conosceva molli secoli prima. E in quanto al verso 22 ove chiama rifratta la luce, che noi diciamo riftefisa, è da notare che il Poeta parla con pienezza di proprietà, perché veramente anche il raggio che si riflette si spezza in quel ripiegarsi bruscamente, facendo un angolo al punto d’incidenza, ove suppont-si la nonnaie alla superfìcie riflettente. Questa normale 8l chiamava in antico cader della pietra anche quando la superfìcie di riflessione non era orizzontale, come il Torelli notò. I