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che prima finge, replicando e raccolliendo, come era fatta la gloria di paradiso; nella seconda finge come li Angnoli si mettevano ne lo splendore, e come facevano festa e congratulazione ai beati, et incominciasi quine: Le facce tutte ec.; nella terza finge com’elli s’ammirava di tanta letizia et allegrezza, et incominciasi quine: Questo siguro ec.; ne la quarta parte finge come, ragguardando per lo paradiso, volse parlare a Beatrice per dimandarla, e santo Bernardo li rispuose: imperò ch’ella s’era tornata alla sua sedia, et incominciasi quine: E quasi peregrin ec.; nella quinta parte finge come santo Bernardo li mostrò Beatrice ne lo scanno, dove era montata e ritornata, et incominciasi quine: Uno intendea ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere la lettera co la esposizione testuale, allegorica e morale.

C. XXXI — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge com’elli, facendo epilogo e conclusione, dimostra come era fatta la gloria de’ beati, che erano in vita eterna, dicendo così: dunque la milizia santa; cioè quella congregazione dei beati, che nel mondo avea militato: ma allora triunfava, Mi si mostrava; cioè si mostrava a me Dante, In forma di candida rosa; cioè di bianca rosa; e questo dice, a dimostrare la purità de’ beati, Che; cioè la quale milizia santa, Cristo fece sposa; cioè sua: imperò ch’elli l’unitte a sè, nel suo sangue; cioè nella sua passione, spargendo lo suo sangue: imperò che lo spargimento del suo sangue fu di tanta eccellenzia nel cospetto d’Iddio padre, che l’umana natura per l’effusione del detto sangue, del quale elli fe sacrificio a Dio padre, meritò d’essere coniunta con lui ne la gloria di vita eterna e godere con lui in perpetuo. Ma l’altra; cioè milizia angelica, che; cioè la quale, volando; cioè per lo paradiso, vede e canta; cioè vede e loda, La gloria di Colui; cioè di Iesu Cristo, che la innamora; cioè lo quale innamora lei, cioè fa lei essere innamorata di lui, E la bontà; cioè loda ancora di colui, cioè d’Iddio, che; cioè lo quale Iddio, la fece cotanta; cioè fece la detta milizia, cioè l’angelica essere sì grande com’ella è. Siccome; ecco che fa una similitudine, dicendo: Siccome schiera d’ape: l’apa è piccolo animale che fa la cera e lo mele: e come lo detto animale è studioso a volare insù li fiori, e di quinde tornare al bugno a riponere lo mele e la cera che succhia e cava de’ fiori; così li Agnoli si posavano co li beati spiriti, congratulandosi e facendo festa con loro, e di quinde si tornavano a Dio, nel quale si dirizzava lo loro amore; e però dice: che; cioè la quale schiera, s’infiora; cioè si mette ne’ fiori, Una fiata; cioè alcuna volta, et una si ritorna; cioè et una altra volta la detta schiera di lape 1, Là, do-

  1. Lape; ape, unito l’articolo, secondo che talora costuma il popolo della Toscana e di qualche altra provincia d’Italia. E.