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     [v. 1-15] c o m m e n t o 785

sallito da la nona spera al cielo empireo, e come era fatto quello cielo descrive; nella seconda parte finge come Beatrice li dichiara alquante cose del paradiso, e come li mostra la sedia dello imperatore Arrigo che fu conte di Lusimborgo, e cominciasi quine: Non è fantin ec. La prima, che sarà la prima lezione, si divide tutta in sei parti: imperò che prima descrive lo tempo, secondo Geometria et Astrologia, arrecando questo a similitudine de lo sparire la visione che avea veduto; nella seconda parte ritorna a Beatrice, manifestando lo suo esaltamento, et incominciasi quine: Se quanto inline a qui ec.; nella terza parte dimostra come Beatrice, inalzata sopra la sua apprensione, li dichiarò com’elli era sallito nel cielo empireo, et incomnciasi quine: Dal primo giorno, ec.; nella quarta parte finge com’elli, circunfuso da una grande luce, perdette la vista, e come fu confortato da una voce che uditte, et incominciasi quine: Come subito lampo ec.; nella quinta parte finge come, udite le dette parole, la vista li ritornò più pura che mai, e vidde la luce di vita eterna in forma d’uno fiume, et incominciasi quine: Non fur più tosto ec.; nella sesta parte finge come Beatrice li dichiarò che era quello ch’elli vedeva, et incominciasi quine: L’alto disio, ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere la lettera coll’esposizioni testuali, allegoriche e morali.

C. XXX— v. 1-15. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come li sparve la vista delle gerarcie delli Angeli e del loro girare intorno a la luce, che si li rappresentò come uno punto: imperò che, come àe finto in tutte le spere rappresentarsili le diverse specie dei beati secondo le influenzie dei cieli; così àe finto che nel primo mobile si li rappresentasse la natura angelica che girava intorno al suo punto, cioè Iddio, come lo primo mobile intorno ai suoi poli. Et a dimostrare questo fa una similitudine dello sparire delle stelle del cielo, quando la luce del Sole viene, dimostrando questo per Astrologia e per Geometria, dicendo così: Forsi sei milia millia di lontano Ci ferve l’ora sesta; cioè che secondo Geometria descrive lo tempo; e per intendere questo, debbiamo sapere che secondo li Geometri la terra tutta gira ventiquattro migliaia di millia, e lo Sole la gira in ventiquattro ore; dunqua ogni ora lo Sole passa mille millia; e così quando dice che l’ora sesta ci ferve forse di lungi sei milia millia, dice che ’l Sole era in quella ora, della quale vuole fare similitudine, in tale luogo che innanti che sia quine, dove serà quando sarà l’ora sesta, arà girato forse sei milia millia dello spazio della terra; e però vuole dare ad intendere che allora era prima, e lo Sole già mandava l’alba innanti, sicchè le stelle incominciavano a sparire; e però si debbe intendere lo testo così: Quando ’l mezzo del Cielo; cioè quando quello spazio del cielo, che a noi viene