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natura, sicchè 1 Rifeo credette in Cristo venturo, cioè che dovevvenire, e quel dei passi piedi; cioè e Traiano imperadore ebbe fermi fede di Cristo che avea sostenuto; e però dice ch’elli uscitte cristiano del suo corpo, in ferma fede dei passi piedi; cioè dei piedi di Cristo che aveano sostenuto pena, chiavati in su la croce per nostra redenzione. Rifeo fu inanzi che Cristo sostenesse pena, per più di mille anni; Traiano fu po’ che Cristo sostenne pena, per cento anni. Et adiunge lo modo, acciò che si mostri ragionevole et iusta la loro salute, dicendo: Chè l’una; cioè imperò che l’ una, cioè delle dette due anime, cioè quella di Traiano, de l’inferno; cioè del luogo dello inferno, ù; cioè nel quale inferno, non si riede; cioè non si torna, Giammai a ben voler; imperò che chi è ne lo inferno mai non vuole se non male, tornò all’ossa; imperò che risuscitò. E ciò; cioè e quello risorgere in carne, di viva spene fu mercede; cioè fu merito di viva speranza, che Traiano ebbe in Dio sempre che lo illuminerebbe de la sua fede e di quello che ‘fusse sua salute, e questa speranza non perdette mai, anco sempre fu viva; e replica, dicendo: Di viva spene; cioè fu merito, che; cioè la quale speranza, misse la possa; cioè la potenzia, Nei prieghi; cioè di santo Gregorio, fatti a Dio: imperò che pregò per lui, come fu detto di sopra nella seconda cantica nel canto x, per suscitarla; cioè la detta anima, Sì che potesse sua vollia; cioè di Traiano, esser mossa; cioè dal paganesimo al culto divino et a la fede di Cristo. E questo finge l’autore che dicesse la detta aquila, per dimostrare che nessuno si può salvare per proprio merito, benchè lo merito altrui possa aiutare, pur vi si richiede lo proprio merito lo quale l’autore dimostra che fusse detto dall’aquila, che fusse lo merito de la viva speranza che ebbe in Dio; e questo aiutò lo merito di santo Gregorio, come appare nel testo. L’anima gloriosa; cioè di Traiano, onde; cioè de la quale, si parla; cioè ora da me aquila, Tornata nella carne; cioè risuscitata 2, in che; cioè nella qual carne, fu poco: imperò che poco vi stette, Credette in Lui; cioè in colui, cioè in Cristo, che; cioè lo quale Cristo, poteva aiutarla; come elli l’aiutò. E credendo s’accese in tanto fuoco; cioè in tanto ardore di carità d’Iddio e del prossimo, et iustizia; e però dice: Di vero amore: vero amore è quello d’iddio e del prossimo e de le virtù, ch’in; cioè che ne la morte segonda; cioè poi, quando l’altra volta l’anima si partì dal corpo, Fu degna di venire a questo loco; cioè fu degna l’anima di Traiano di venire a questo grado di beatitudine, lo quale si rappresenta in questo pianeto. per lo modo che è stato detto di sopra. Seguita.

  1. C. M. Rifeo finge l’autore che si salvasse, perchè credette
  2. C. M. risuscitata in carne per lo merito dell’orazione di santo Gregorio, in che;