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c a n t o   xiv. 411   

82Quindi ripreser li occhi miei virtute
     A rilevarsi, e viddimi traslato
     Sol con mia donna in più alta salute.
85Ben m’accors’io che io era più levato,
     Per l’affocato riso de la stella,
     Che mi parea più roggio, che l’usato.
88Con tutto ’l quore e con quella favella,
     Ch’è una in tutti, a Dio feci olocausto,1
     Qual conveniasi a la grazia novella.
91E non era anco del mio petto esausto
     L’ardor del sacrificio, ch’io cognobbi
     Il solitario stato accetto e fausto:2
94Chè con tanto lucore, e tanto robbi
     M’apparveno splendor dentro a du’ raggi.3
     Ch’io dissi: O Helios, che sì li addobbi!4
97Come distinta di minori e maggi5 6
     Lumi biancheggia tra’ poli del mondo
     Galasia sì, che fa dubbiar ben saggi;7
100Sì costellati facean nel profondo
     Marte quei raggi il venerabil segno,8
     Che fa iunture di quadranti in tondo.9
103Qui vince la memoria mia lo ’ngegno,
     Che ’n quella Croce lampeggiava Cristo;
     Sicch’io non so trovare esemplo degno.
106Ma chi prende sua croce, e segue Cristo,
     Ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,
     Vedendo ’n quell’albor balenar Cristo.

  1. v. 89. C. A. fece
  2. v. 93. C. A. Esso litare stato
  3. v. 95. C. A. M’appariro
  4. v. 96. C. A. Elios,
  5. v. 97. C. A. distanti da minori a
  6. v. 97. Maggi, plurale di maggio derivato dal majus latino, fatti due g dal la j. E.
  7. v. 99. C. A. Galassia
  8. v. 101. C. A. rai
  9. v. 102. C. A. fan giunture