Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/356

   344 p a r a d i s o   xi. [v. 76-87]   

ponere lo suo velo a coprire le parti vergognose; ecco che la poverta accompagnò Cristo suo primo sposo in su la croce e mai non si partì da lui, mentre che vi stette. Ma perch’io; cioè ma acciò che io Tomaso che parlo, non proceda troppo chiuso; cioè oscuro nel mio parlare, Francesco e Povertà per questi amanti Prendi oramai; cioè piglia oggimai; et intende tu lettore, nel mio parlar diffuso; cioè nel mio sermone lungo che io òne fatto di sopra. E qui finisce la prima lezione del canto xi, seguita la seconda.

La lor concordia ec. Questa è la seconda lezione del canto xi, nella quale lo nostro autore finge come santo Tomaso, continuando lo suo parlamento di santo Francesco, dice come fu seguitato da’suoi frati e come ebbe le stimate e finitte la vita sua, et entra a parlare in generale di santo Domenico, cioè dell’ordine suo. E dividesi tutta in sei parti: imperò che prima tocca come fu seguitato da’suoi frati santo Francesco; nella seconda parte, come andò a papa Innocenzio a farsi confermare la regula, et incominciasi quine: Indi sen va quel padre ec.; nella terza parte racconta come fu anco confermata da papa Onorio, e come andò per convertire lo Soldano di Babillonia, et incominciasi quine: Poi che la gente poverella crebbe ec.; nella quarta parte finge come santo Tomaso raccontasse come santo Francesco ebbe le stimate e come si moritte santo Francesco, et incominciasi quine: Nel crudo sasso ec.; nella quinta ritorna a parlare di santo Domenico poi che àe finito di santo Francesco; ma parla in generale de’ suoi frati, et incominciasi quine: Pensa oramai ec.; nella sesta parte finge l’autore come santo Tomaso conchiude che lo dubbio, che Dante àne avuto per le parole dette di sopra, è già dichiarato, se àne bene notato la parte precedente, et incominciasi quine: Or se le mie parole ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere l’esposizione letterale, allegorica e morale.

C. XI — v. 76-84. In questi tre ternari finge lo nostro autore come santo Tomaso d’Aquino, continuando lo suo ragionamento di santo Francesco, disse come incominciato la sua santa vita nella povertà predetta fu seguita da alquanti che nomina nel testo, dicendo così: La lor concordia; cioè dello sposo e della sposa, cioè di santo Francesco e della povertà, e i lor lieti sembianti; cioè e li lieti atti che lo sposo e la sposa si facevano insieme, cioè santo Francesco e la povertà faceano atti insieme di stare lietamente insieme: con tanta pace santo Francesco stava nella povertà e con sì lieta faccia viveva con essa, ch’elli faceva ogni uno inamorare e meravigliare di lui e guardare con dolcezza la sua santa vita, e per questo venire in pensieri di fare lo simile e seguitarlo; e però dice lo testo le dette due cose: Faceano Amore; che chi lo vedeva avea a la virtù di santo Francesco, e meraviglia; cioè che l’uomo si mera-