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CANTO VII. 75 32. Ma ella s'è beata, e ciò non ode: Con l'altre prime creature lieta Volve sua spera, e beata si gode. 33. Or discendiamo omai a maggior pietà. Già ogni stella cade, che saliva Quando mi mossi: e 'l troppo star si vieta. — 34. Noi ricidemmo '1 cerchio all'altra riva Sovr' una fonte, che bolle, e riversa Per un fossato che da lei deriva. ^. L'acqua era buia, molto più che persa: E noi, in compagnia dell'onde bige, Entrammo ^iù per una via diversa. 36. Una palude fa, eh' ha nome Stige, Questo tristo ruscel, quand'è disceso Al pie delle maligne piagge grige. 37, E io, che di mirar mi stava inteso, Vidi genti fangose in quel pantano. Ignudi tutti, e con sembiante offeso. vie Nous diwns injures au nort. — Croce. Un lamenio delta Fortuna conno i suoi detrattoci è In Boezio. E' dovrebbero , dice Dante , lodarla come ministra di Dio; la qual si muove p*T norme più alte dell'u- mano vedere. 3-2. (L) S'. A modo di^Tiempitivo , vìve in Corsica. — Con gli Angeli. — Spera: <\^\ mondo. (F) Ole Boet. : Non illa mi- «ero! audit : haud curut flehi-<; Ul- troqup. Qe'nilui dura, qnos jecit , ridet. Qii str ne fa un^ tiranna. Dan- te una Dea; niù ooetico insieme e più vero. — Spera, Mi^rlìore ima- gine che in Pacuvlo : Fortunam in- sanam , ei'e et ccecam , et br ulani perhibent phi'oophi. S ixoque inst'i- re iiìam globow praedlicant volubi- lem (11. 3 ad H-ren ) 33. (L) Pietn : dolore. <SL) C'ide È mezza notte pa.q- STla. Mn.. Il : J tm nox humida amlo Praci litat, twi en'ciuec'ideniia side- ra somnoi Entrarono sall'imbi-unire. 3i. (L) Noi : Passammo per mezzo , per giungere alla parte op- posta. — Riversa : sé. ^ (SL) Ricidemmo : I dannati gi- rano intorno ; il mezio rimane vuo- to ^Eo , VI: Viamnecat adnavef.- Xll: Qnacumque viam secai. - X: Cùrru medili'" secnt -oihen.^^ Bol- le. ^En., VI : Guigei jE^hini. (F) Bolle. Pel- denotare le in- quietezze dell'ira, e le nas oste sma- nie dell'invidia, e la viltà dell'or- gofflio. 35 (L'> Perm: rosso scuro. ■— Di- te r si : non in dirittura del cercnio che lasciammo. (SLiBuia Platone dà allo Stige un colore cyaneuni prope. 36. (L) Uat. Q larto caso (SL) P'duie. iEn-, VI. llinc via, T'iriarei qnce ]e't Ache' oniis ad un- da<: TiirbiiUi hic caeno, vaiaque vor<iQiiie gurgei jEffuat, atqiie o- vìne'ti Cocyo eiuctat arenum - SUjgi'ift que p-ilmem. — Miligne. Georg , Il : ColUs. . maligni : sassosi e sterili. 37. (L) Di: a. — OlTeto- d'ira. (SL) Baritono Ov. Met., IV: Styx npbulai exhalit iners. (F) Pantano. D^^gl'lnglusti su- perbi , H<ba-., Il 6, 7: Aggrava contro sé fango den.\o. Or non in- sorgeranno repente chi mordano te, e sbalzeranno laceratovi, e sarai l»ro in rapina?