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454 INFERNO. — Canto XXIX. Verso 1 a 15

che in alcune confezioni1 si mette oro per alcune cagioni,2; e però dubbio potrebbe essere in così fatto caso a mettere oro perfetto e giusto ma produtto ab arte, e metterlo perfetto e giusto ma produtto a natura; e però in così fatti casi non par che sia giusto nè lecito a vendere puro oro produtto da arte cosi come è giusto a venderlo naturale. Detto della intenzione de’ presenti capitoli, è da accedere alla esposizione d’essi.


La molta gente e le diverse piaghe
     Avean le luci mie sì inebriate,
     Che dello stare a piangere eran vaghe:
Ma Virgilio mi disse: Che pur guate?
     Perchè la vista tua pur si soffolge
     Laggiù tra l’ombre triste smozzicate?
Tu non hai fatto sì all’altre bolge:
     Pensa, se tu annoverar le credi,
     Che miglia ventidue la valle volge;
E già la luna è sotto i nostri piedi:
     Lo tempo è poco ormai che n’è concesso,
     Ed altro è da veder che tu non vedi.
Se tu avessi, rispos’io, appresso
     Atteso alla cagion perch’io guardava,
     Forse m’avresti ancor lo star dimesso

.




V. 1. Segue il suo poema mostrando come la varietade delle piaghe di quelli, aveano il suo sentire sottopostosi e soddutto, sichè prendea vaghezza di mirar tra essi.

4. Cioè la umana e intellettuale correzione, la quale non sofferà di sottomettersi alle delettazioni sensitive.

10. Poscia ch’ha fatto menzion del luogo, qui la vuole fare del tempo; e dice in persona di Virgilio che la luna era sotto li suoi piedi, quasi a dire: in angulo terræe: sichè venia ad essere lo sole, secondo la disposizione che è detta nel XX capitolo, passato lo mezzo die cotanto quanto era il moto della luna trascorso in quarta di die, che potea essere, largo modo, più che mezzo die da XX minuti. Ma il poeta intende pure ch’ l sole fosse in meridie.


  1. L’Ottimo erra scrivendo perfezioni.
  2. Qui la Vind, e il R. hanno » come che laetificat cor » che mi pare interpolato perchè fuor del carattere severo del Lana, e senza necessità.