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INFERNO. — Canto XXV. Verso 28 a 48 405

Non va co’ suoi fratei per un cammino,
     Per lo furar che frodolente ei fece1
     Del grande armeuto, ch’egli ebbe a vicino; 30
Onde cessar le sue opere biece
     Sotto la mazza d’Ercole che forse
     Gliene die cento, e non sentì le diece.
Mentre che sì parlava, ed ei trascorse,
     E tre spiriti venner sotto noi, 35
     De’ quai nè io nè il Duca mio s’accorse,
Se non quando gridar: Chi siete voi?
     Perchè nostra favella si ristette.
     Ed intendemmo pure ad essi poi.
I’ non gli conoscea; ma ei seguette, 40
     Come suol seguitar per alcun caso.
     Che l’un nomare all’altro convenette,
Dicendo: Cianfa dove fia rimaso?
     Perch’io, acciocché il Duca stesse attento,
     Mi posi il dito su dal mento al naso. 45
Se tu sei or, Lettore, a creder lento
    Ciò ch’io dirò, non sarà maraviglia,
Chè io, che il vidi, appena il mi consento.


  1. V. 29. Così scarto l’altro durissimo dei quattro fiorentini e quello di Witle poco dissimile, e accetto quello delia Nidobeatina. Il Cass. ha come BS, BC, BD: Per lo furto che frodolente fece. Mi piace la postura del che e ne ho buono al verso intero dai frammenti dell’Università bolognese.




trovò lo furto e lo ladro. Trovato questo per iniquità li corse adosso Ercole, e dielli sulla, testa con una sua mazza ferrata, e non fu contento di darneli tante ch’elli morisse, ma per disfogarsi poich’el fue morto, li ne porse assai.

V. 28. Quasi a dire: dubio può nascere poscia che l’autore trasmuta Caco in Centauro, sicome persona che seguì vita bestiale, perchè non fe’ elli nel XII capitolo menzione di lui sicome sanguinolento; ed elli stesso solve lo dubbio e dice: non va con suoi fratelli per un cammino per lo furto etc.

31. Cioè che fu morto.

Ivi. Biece, cioè indirette e viziose.

33. Sicom’è detto morì, anzi che si disfogasse Ercole di darli.

34. Cioè così parlando Virgilio, nova vista li apparve, la quale furono tre spiriti, e venneno sì subito che non se ne accorseno se non quando furono sotto ad essi, e udirono dire a loro: chi siete voi?

43. Questi fue de’ Donati di Firenze mirabile ladro.

44. Quasi a dire: questi sono da non stare descrivere nel poema.

4G. Qui drizza lo suo parlare al lettore proferendoli tacitamente di dirli nuove cose e maravigliose, per le quali scusandosi elli