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INFERN0. — Canto XXIV. Verso 92 a 106 397

     Correvan genti nude e spaventate,
     Senza sperar pertugio o elitropia.
Con serpi le man dietro arean legate:
     Quelle ficcavan per le ren la coda 95
     E il capo, ed eran dinanzi aggroppate.
Ed ecco ad un, ch’era da nostra proda,
     S’avventò un serpente, che il trafìsse
     Là dove il collo alle spalle s’annoda.
Nè O sì tosto mai, nè I si scrisse, 100
     Com’ei s’accese e arse, e cener tutto1
     Convenne che cascando divenisse:
E poi che fu a terra sì distrutto,
     La cener si raccolse per sè stessa,
     E in quel medesmo ritornò di butto: l05
Così per li gran savi si confessa,


  1. V. 101. Witte mette polvere come BS, BP, BU, BF, e il testo in R.; ma il R. nel Commento ha cenere, come la Vind. in testo e Commento; per me s’era arso, tengo fermo il cenere.




da fuggire dalle serpi. Elitropia è una pietra preziosa, la quale scaccia le serpi e per consequens lo veleno; e simile Elitropia è una erba la quale scaccia lo veleno. E questo hae a significare che quelli tristi perduti mai non sperano d’alcuno riparo o ricoveramento.

V. 94. Questi sono la prima condizione di ladri che mai non si parteno dal mal pensiero e fraudevole e furtivo, e per conscquens sempre stanno congiunti colli serpenti, che continuo punisceno con gran pena.

97. Come appare nel testo un serpe se li avventò adosso, e arselo in men tempo che non si può scrivere questa lettera i , over questa o, che sono quelle lettere che più tosto si scriveno; e poi che fue arso, della cenere si rifè di botto.

106. Or qui dà uno esemplo a tale transustansazione della Fenice. Elli scriveno li fisici in libri delle nature delli animali, ch’elli è un uccello che si appella Fenice, il quale dimora nelle parti orientali, e non è se non uno nel mondo: questo vive da cinquecento anni. Quando si vuole rifare tiene cotale stilo che raccoglie una erbe che ha nome nardo, che si trova in quelle contrade, ed una gomma che ha nome mirra: pone queste al sole ed essa sta in mezzo, infine per lo calore del sole e per la disposizione di quelle due cose s’accende ed arde e diventa cenere: con rugiada si genera vermicelli, li quali confingeno poi uno uccello Fenice simile al primo. Vive questo uccello d’incenso e di lagrime d’amomo, cioè di gomma d’uno arbore; poscia in capo delli altri cinquecento anni si rifa al predetto modo. Or fa la comparazione l’autore: sicome questo Fenice si fa cenere e poi ritorna in sua figura e forma, così questo peccatore per lo serpente si fa cenere, e poscia torna in lo suo primo stato.