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INFERNO. — Canto XXIII. Verso 64 a 75381

Di fuor dorate son, sì ch’egli abbaglia;
     Ma dentro tutte piombo, e gravi tante, 65
     Che Federigo le mettea di paglia.
O in eterno faticoso manto!
     Noi ci volgemmo ancor pure a man manca
     Con coloro insieme, intenti al tristo pianto:
Ma per lo peso quella gente stanca 70
     Venia sì pian, che noi eravam nuovi
     Di compagnia ad ogni muover d’anca.
Perch’io al Duca mio: Fa che tu truovi
     Alcun, ch’ai fatto o al nome si conosca,
     E orli occhi sì andando intorno muovi. 75




Or dice l’ autore che li cappucci e le cappe di quelli ipocriti, ch’elli vide nella sesta bolgia, erano tagliate su quella forma che sono quelli, overo de’ colognesi monaci.

V. 64. Com’è detto di fuori paiono belle e dentro è lo stimolo.

66. Poich’ha dato esemplo e taglio dell’abito, qui per comparazione manifesta la pena ch’elle induceno al portatore overo sostenitore d’esse. E dice: a comparazion di queste quelle che mettea Federigo eran di paglia. Circa la quale comparazione è da sapere che;lo imperadore Federigo secondo usava di fare fare giustizia a quelli che sommo peccato commetteano contra la corona, in questo modo: elli facea fare di piombo una coverta al giudicato, la qual tutto lo covria, e questa era grossa circa un’oncia1; poi facea mettere tal giudicato in una caldera, e questa cappa di piombo indosso a colui, poi facea fare fuoco sotto la detta caldera: per lo fuoco si liquefacea lo ditto piombo, e menava a pezzo a pezzo la carne di quello giuso, si che infine bollia lo piombo e ’l giudicato insieme: lo quale giudizio non era senza smisurata pena.

Or fa l'autore comparazione di quelle cappe di questi ipocriti a quelle di Federigo, e dice che quelle di Federigo erano di paglia a pari di quelle, quasi a dire che troppo induceno più pena quelle dell’inferno che quelle del mondo.

67. Qui si conquere l'autore per pietà, soggiungendo come eterna quell’ammanta dura, quasi a dire mai non avrà fine imperquello che è eterno, secondo lo Filosofo in lo quinto della Metafisica, quella cosa che ha principio e mai non ha fine.

70. Segue lo poema, e dice che quella gente andava si piano per lo grande carico ch’ella portava, ch’elli ad ogni muover d’anca, cioè ad ogni passo, se ne lasciava drieto alcuni, per consequens trovava nuova brigata.

73. Segue lo poema come appar nel testo.

  1. II Cod. L. XL, 26 dice invece «grossa circa l'altezza di uno dito.»