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INFERNO. — Canto XVIII. Verso 61 a 82 317

A dicer sipa tra Saveua e il Reno:
     E se di ciò vuoi fede o testimonio,
     Recati a mente il nostro avaro seno.
Così parlando il percosse un demonio
     Della sua scuriada, e disse: Via, 65
     Ruffian, qui non son femmine da conio.
Io mi raggiunsi con la scorta mia:
     Poscia con pochi passi divenimmo,
     Dove uno scoglio della ripa uscìa.
Assai leggieramente quel salimmo, 70
     E volti a destra su per la sua scheggia , *
     Da quelle cerchie eterne ci partimmo.
Quando noi fummo là, dov’ei vaneggia
     Di sotto, per dar passo, agli sforzati,
     Lo Duca disse: Attendi, e fa che feggia 75
Lo viso in te di questi altri mal nati.
     A’quali ancor non vedesti la faccia,
     Perocché son con noi insieme andati.
Dal vecchio ponte guardavam la traccia.
     Che venia verso noi dall’altra banda , 80
     E che la ferza similmente scaccia.
Il buon Maestro, senza mia dimanda,




che ha nome Reno, e sipa è un vocabolo bolognese che è a dire sia1. Sichè altro non è a dire: tra Savena e Reno chi dice sipa se non tutti li bolognesi vivi? Sì che hai che più v’è dannati per tal peccato, che non sono tutti li bolognesi che oggi sono vivi.

V. 62. Qui lo prova per ragione probabile in per quello che i bolognesi sono avari; naturalmente questo li avviene perc' hanno cognoscimento e non pecunia, sichè per avarizia si mettono a tal cattivitade.

66. Cioè moneta; quasi a dire: tu non eri da altro se non da roffianare femine per moneta.

67. Segue lo poema mostrando come passò la prima bolgia, e venne su la riva che parte la prima dalla seconda. Ed ancor si rivolse a guardare nella detta prima bolgia, per veder quelli ch’erano andati seco, li quali elli non avea veduti se non di drieto, in per quello che quando vide li altri, non vedea se non quelli che vernano contra lui, che quelli con chi elli andava non vedea se non le spalle, e però dice: Perocché son con noi insieme andati.

82. Qui vide Jason, il qual fu figliuolo di Esone e nipote di

  1. Veramente il testo dà quel che scriviamo sì nella Vind. che negli allri cod. Altri fanno dire al Lana sia, sie, si. Ma, o l’uno o l’altro; poi non sono sinonomi. Il Bolognese sipa ogga sippa val sia V. es. nei bolognesi della Prefazione.