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INFERNO. — Canto XV. Verso 15 a 24 279


Perch’io indietro rivolto mi fossi, 15
Quando incontrammo d’anime una schiera,
     Che venia lungo l’argine, e ciascuna
     Ci riguardava, come suol da sera
Guardar l’un l’altro sotto nuova luna;
     E sì ver noi aguzzavan le ciglia, 20
     Come vecchio sartor fa nella cruna.
Così adocchiato da cotal famiglia,
     Fui conosciuto da un, che mi prese
     Per lo lembo, e gridò: Qual maraviglia?




cavallo corridore, e correndo venisse verso la terra, non potrebbe fuggire che ’l mare non lo giungesse e lo ’mmergesse. E però è veduto remedio a’ suoi navilii che fanno cocche, le quali sofferiscono, e non si rompeno quando stanno in secco, che cosi come l’acqua è pronta e veloce al crescere, tutto lo simile è a discrescere; e molte fiate li marinari non usi in quelle parti si credono essere in schiva del pelago che non s’accorgono che sono VIII e X miglia fra terra. Cosi eziandio hanno trovato remedio alle sue cittadi e luoghi, che perchè non sommergano, li hanno fatto attorno grandissimi argini, li quali defendono lo flutto dell’onde del mare, cioè la moltitudine dell’acqua. Tutto il simile ha fatto per li padovani apresso lo letto d’uno suo fiume che è appellato Brenta, il quale nasce dall’acqua che si cola delle montagne di Chiarentana; il qual molte volte cresce sì che offenderebbe mezzo lo contado di Padua quando le nevi che sono nella detta Chiarentana si disfanno per lo caldo dell’estade, che si convertono in acqua, e per consequens lo detto fiume cresce; or lì è fatti arginelli e rivali sì grandi, che ostano a tale impeto d’acqua.

V. 10. Or fa la comparazione che così erano fatti quelli, avegnachè fessene maggiori, e fur fatti, cioè ordinati, da buon maestro, cioè da Dio. 13. Segue lo poema mostrando, come nel testo appare, che lì non erano negligenti. 16. Cioè anime che vernano penando nella fiamma, la quale fiamma di fuoco impedìa alla vista che non poteano essere ben cognosciuti; e dà esemplo nel loro riguardare: tutto simile fae l’uno uomo con altro sotto nuova luna di notte, cioè che di notte, quando è nuova la luna, è nullo splendore; e la cagione si è che nella renovazione d’essa, ella è congiunta col sole, e così è occisa in occidente con lo sole, sichè non è luce alcuna, e però quello che vuol vedere un altro conviene aguzzare le ciglia per cognoscerlo, ed era lo modo sicome fa lo sartore vecchio, che non ha buona luce, quando vuol mettere lo filo nella cruna dell’ago.

22. Così quelle anime per la fiamma che le impedìa l’adocchiavano, fra le quali fu uno che cognoscendolo, lo prese per lo lembo, cioè per la gaida1 del vestito.

  1. Questo cioè per la gaida (gherone) dev’essere glossema di lombardo.