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INFERNO. — Canto XIV. Verso 35 a 49267

Con le sue schiere, perciocchè il vapore 35
     Me’ si stingeva mentre ch’ era solo: *
Tale scendeva l'eternale ardore;
     Onde la rena s’accendea, com' esca *
     Sotto il focile, a raddoppiar dolore. *
Senza riposo mai era la tresca 40
     Delle misere mani, or quindi or quinci
     Iscotendo da sè l'arsura fresca.
Io cominciai: Maestro, tu che vinci
     Tutte le cose, fuor che i Dimon duri.
     Che all’entrar della porta incontro uscinci, 45
Chi è quel grande che non par che curi
     L’incendio, e giace dispettoso e torto
     Sì che la pioggia non par che il maturi?1
E quel medesmo, che si fue accorto


  1. V. 48. Molti Cod. e illustri e buone stampe hanno marturi; ma qui ha senso di domare e bene sta il maturi.



V. 36. Cioè lo vapore acceso solo senza compagno, che come cadea elli l'ammortava, sì ch’el secondo non trovava il primo: se l'avesse trovato, sarebbe moltiplicato sì lo calore, che non l' avrebbeno possuto tòr via.

37. Qui dice che quelle che sovra li peccatori scendeano eran sì fatte.

38. Qui mette che la rena era sì conforme a tale accendimento, che come era caduta la falda del fuoco, altrettanto la rena s’accendeva , tutto à simile come s’accende l'esca sotto lo fucile, over acciarolo, le quali due accensioni faceano doppia pena a quelli mal nati.

40. Qui denota come senza intervallo di riposo quelle anime si scussavan d’adosso le dette falde del fuoco, e continuo lì ne cadeano di nuove adosso.

43. Qui persuade il suo duce facendo distinzione del suo podere e dice: tutte le cose. Qui è da intendere tutte le cose che per umano intelletto e possanza si posson vincere. Ma quando soggiunge nel testo: fuor che i Demon , mostra che a voler tal viaggio adurre a compita terminazione, non si può per possanza umana sola perficere, ma bisognali grazia da Dio, sicome fu lo messaggio, il quale li fe’ entrar dentro dalla porta della città di Dite, invito e contra grado dei demonii, sicome è detto in 1’ ottavo capitolo.

46. Dopo la persuasione comincia a domandare d’uno, ch’era lì a tal tormento, lo quale era fuora della comunale forma: e così com’era difformato, così parca superbo nel suo animo, ch’elli non curava molto di schermirsi del fuoco ch’adosso li piovea.

49. Qui poetando come nel testo appare, introduce quello stesso a far la risposta, la qual fu: si com’io ebbi in dispetto Dio es