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220 INFERNO. — Canto X. Verso 116 a 117

     Perch’io pregai lo spirito più avaccio
     Che mi dicesse chi con lui si stava.




questione: Con ciò sia cosa che la umana generazione era tentata dallo inimico della pace, ed ella era si fragile che spesso si lasciava ingannare a tal tentazione, che in molte cittadi sudditi allo imperio, le quali per la maiestade imperiale erano pacificate, si trovava seduttori, ingannatori e ribelli di buoni, e couduceali a tale ch’elli si ribellavano allo imperio, si che convenia allo Imperadore essere sempre in oste, anco in questa terra, domani in un’altra, e che lo Imperadore era uomo e suddito alle necessitadi corporali. E però domandava che messer lo Papa, li desse parola, ch’ello licitamente potesse avere più d’una mogliere acciò che’l debito corporale si potesse in diversi luoghi pagare senza peccato. Soggiungendo che non era onesto a menarsi drieto in li luoghi dov’elli andava una femmina. Ed addomandavali per grazia, ch’elli acciò che l’animo suo non fosse rimorso da alcuna conscienzia, dovesseno cercare le scritture del vecchio testamento e del nuovo, e i detti de’ santi li quali sieno autentichi; e s’elli trovasseno alcune autorità, le quali dicesseno suo proposto, ch’elli li mettesseno in scritto, fingendo sempre l’Imperadore in suo parlare che la questione e domanda non estendesse in altri termini. Poi ch’ebbe cosi esposto tra loro, usci di concistorio, dandoli termine che in fra tre mesi a lor posta li dovesseno rispondere. Uscito lo Imperadore di consistorio, fu molto dolore tra li Cardinali di questa cosa. Infine fu ordinato per lo Papa a ciascuno prelato che li era, che dovesseno cercare e trovare ogni scritture contra la domanda dello Imperadore, acciò che tal grazia non se li facesse, perchè sarebbe un grande errore e contra lo sagramento del matrimonio a potere licitamente in questo nuovo testamento avere più d’una mogliere. Venuto lo termine volle lo Imperadore richiamare lo concistorio per sapere la risposta della sua domanda. Quando funno assembrati cominciò uno a mostrare per X ragioni che non era lecito ad avere più d’una mogliere: l’altro mostrava per XX; l’altro per XXX. E cosi chi per più e chi per meno ragioni mostrava, e tutte concludeano le predette ragioni che non si potea più d’una mogliere avere licitamente. Quando lo Imperadore ebbe ben fatto fermare costoro su questa opinione, elli si discoperse e disse: voi siete quelli mariti ch’avete più moglieri per uno; ch’io veggio cotante spose ordinate ad uno sposo, cioè ad uno prelato; tutte le ragioni che voi avete adotte sono contra voi. Ed irato animo usci del concistoro. Questi udendo con verità essere cosi allegato contro loro, rimaseno molto scornati, e disseno: costui ha messo mano in tal pasta che tememo che s’elli ha vita, elli corregerà si la Chiesa, che male ne staremo: ècci remedio di far si ch’elli mora1. Pensato ogni modo la sua morte elesseno che la

  1. Il Cod L XC, 121, continua: «E ci è uno rimedio solo, cioè di far si che ’l mora, ma più covertamente che si possa, e ordinonno di farli» etc.