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82 i n f e r n o iii.

C O M M E N T O


Per me si va nella città dolente ec. In questo terzo canto lo nostro autore incomincia il trattato del suo poema ponendo, com’elli guidato da Virgilio entrò nell’inferno, e principalmente fa due cose in questo canto: imperò che prima pone come entrò nell’inferno e quel che trovò nel primo andito dell’inferno innanzi che venisse al fiume Acheron; nella seconda parte, che sarà la seconda lezione, pone come pervenne al fiume, quivi: E poi ch’a riguardar oltre mi diedi ec. La prima che è la prima lezione si divide in 6 parti: imperò che prima1 pone quel che vide sopra la porta dell’inferno, e come di ciò spaurito ricorse a Virgilio. Nella seconda pone come Virgilio lo conforta, quivi: Et elli a me, come persona accorta ec. Nella terza pone quello che sentìe dentro alla porta, e come ne domanda Virgilio, quivi: Quivi sospiri ec. Nella quarta pone la risposta che fece Virgilio, quivi: Et elli a me ec. Nella quinta pone una domanda ch’elli fa a Virgilio, e la risposta che Virgilio li fa di ciò, quivi: Et io, Maestro ec. Nella sesta pone come vide quel che prima aveva sentito, quivi: Et io, che riguardai ec. Divisa la lezione ora è da vedere la sentenzia litterale la quale si continua così.
     Poi che Virgilio ebbe preso il cammino, et io Dante dietro a lui, venimo2 ad una porta sopra la quale era questa scritta: Per me si va nella città dolente: Per me si va nell’eterno dolore: Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore: Fecemi la Divina Potestate, La somma Sapienzia, e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne, et io eterna duro: Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. La quale scritta poi ch’io ebbi letta, spaurito per questo ultimo verso, cioè: Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate, ricorsi a Virgilio e dissi: Maestro, la sentenzia di questo ultimo verso m’è dura, quasi dicesse: Io ò paura d’entrare. Allora Virgilio, come persona accorta, mi rispose: Qui si convien lasciare ogni sospetto; et Ogni viltà ec. Noi siamo venuti al luogo ov’io ti dissi che tu vedrai li dannati, e presomi per la mano mi tirò dentro alla porta, e qui io udi’ risonare per l’aere nero, che quivi era sospiri, pianti, et alti3 guai, onde per pietà io ne cominciai a lagrimare. In quello aere nero si udiva uno tumulto che s’aggirava per quell’aere così, come la rena s’aggira al turbine


  1. Il nostro codice avea seconda e noi abbiamo sostituito prima, come legge il M. E.
  2. Venimo, ora venimmo; e la prima di queste configurazioni è più regolare, perchè più conforme alla lingua latina e romanza.  E.
  3. Il nostro codice anche altri guai.  E.