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Ora che di volo quì, vincolato da strettezza di tempo, indicaronsi almeno le principali cose della Metropoli, d’uopo è confessare, che non pochi giorni, non tenui indicazioni valgono ad osservare tutte, e bene le meraviglia di questa Dominante. Imperciocchè ad ogni passo, ovunque si rivolga lo sguardo, è da ammirarsi i capolavori di que’ nostri fulgidi Astri del genio, che ad onta delle straniere depredazioni, splenderanno eterni sull’invidiato suolo d’Italia. Quindi a scorgerli tutti, non bastano le faticate, e dotte Guide sù Roma di Nibby e Vasi, di Melchiorri, e di altri valorosi, i quali nulla intentato ommissero ad illustrare questa, per i miracoli di scoltura, di pittura, e delle altre arti belle, nel suo genere, unica città del mondo. Nella sola Via Appia infatti fuor di Porta S. Sebastiano, eseguitivi una moltitudine di scavi, dalla parte opposta alla Basilica, si vede un circolare sotterraneo sul quale fuvvi il Tempio di Romolo, e ivi presso eravi un Circo del figlio di Massenzio, ove capir potevano 180,000 spettatori. E sù sù per l’Appia istessa in un piccol poggio si osserva il magnifico rotondo sepolcro di Cecilia Metella di 132 palmi di diametro su basamento quadro, fortificato poi nei bassi tempi dai Gaetani. Proseguendo è l’Appia gremita di tombe, d’iscrizioni, di sepolcri; tra i quali nominerò solo quello dello svenato Filosofo di Corduba, uno della Famiglia Sunudina dei tempi di Trajano, e quello di Usias Sacerdotessa d’Iside; e miri diverse torri erette sopra residui d’altre tombe, e via via sino all’undecimo miglio ove giaceva la piccola città di Boville, in cui Clodio fu da Milone ucciso. Tanto che per altre necessarie indicazioni al Forestiere cortese, essendo ogni Guida pur soggetta a cambiamenti continui, prefiggesi l’Editore Chiassi d’impinguare d’incisioni, e di più estesa materia una seconda ristampa.

Con permesso