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senza perdersi d’animo, vi rimediò subito, e presa la boccettina dell’inchiostro restituì alla felpa del cappello il suo bellissimo color morato.

Poi se lo pose in testa: ma il cappello era così largo, che gli calava fino al principio del naso.

Gigino non se ne dètte per inteso e andandosi a guardare nello specchio, cominciò a dire gongolando dalla gioia:

— Ecco qui.... non sono più il medesimo: paio proprio un altro.... neanche la mamma mi riconoscerebbe!... Bisogna convenire che il cappello a tuba è quello che fa parere uomini..... Se gli uomini portassero i berretti come noi, sarebbero tanti ragazzi.... Che cosa pagherei di farmi vedere con questo cappello dai miei compagni di scuola!... Chi lo sa come m’invidierebbero!... E il maestro?... Scommetto che, se andassi a scuola con questo cappello, anche il maestro avrebbe un po’ di soggezione di me.... Oh! che bell’idea!... —

Detto fatto, Gigino ebbe lì per lì una bellissima idea. Levatosi il cappello, corse da sua madre e le disse:

— Ti contenti, mamma, che vada qui dal cartolaro sulla cantonata, per comprare un quinternino di carta?

— Mi prometti di tornar subito?

— In un lampo.