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E i tre fratelli, contenti di questa bellissima trovata, cominciarono a ballare in tondo per la stanza, come se avessero già guadagnato le cento lire del premio.

Quand’ecco che Pierino, fermandosi tutt’a un tratto, domandò a’ suoi fratelli:

― Scusate, ragazzi, e i quattrini per comprare i vestiti da maschera dove sono? ―

Nessuno rispose.

― E i quattrini per entrare in teatro, chi ce li dà? ―

La solita risposta.


II.


Quella sera andarono a letto mogi mogi.

Cesare dormiva solo, e in un altro lettino accanto al suo, dormivano Orazio e Pierino.

― Peccato! ― disse Cesare con un gran sospiro, prima di addormentarsi. ― Quelle cento lire erano proprio nostre! Nessuno ce le poteva levare....

― Sfido io!... ― brontolò Orazio.

In quanto a Pierino non potè dir nulla, perchè russava come un ghiro.

La mattina dopo, sul far del giorno, Cesare svegliò i suoi fratelli, gridando:

― Allegri, ragazzi, allegri!... Ho bell’e trovato il modo di far la mascherata!

― Davvero? ― disse Orazio, allungandosi e sbadigliando.

― Quale mascherata? ― domandò Pierino, col capo sempre fra il sonno.

― Ora vi dirò tutto. Volete sapere chi ci darà il vestiario?... Indovinatelo! Ce lo darà lo zio Eugenio.