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Ode di Alessandro Pope in onore di S. Cecilia, tradotta dal P. M. Giuseppe M. Pagnini Carmelitano.


 
     Scendete, alme Sorelle, e il canto ordite.
Per voi ne’ cavi risonanti bossi
Il fiato si ravvolga; a suon festivo
Ogni tacita corda, ogni canora
5Cetra si desti. In tuon dolce-gemente
Lo stridulo liuto si quereli,
Alto frema la tromba, e intorno intorno
Da’ tetti la squillante Eco risponda,
Mentre allungate e tarde voci il cupo
10Maestoso solenne organo sparge.
L’armonia molle e chiara in pria lambisce
Co’ numeri dolcissimi l’orecchio;
Indi più forte a mano a man s’ espande,
E d’ immenso fragore i cieli ingombra.
15Altera s’erge in signoril trionfo,
E indomita fra l’aere diviso
In fluttuanti rote alto galleggia,
Finchè per gradi in un distanti e corti
Cade, si sperge, illanguidisce e muore.
     20Da lei le giuste tempre un’alma impara;
Nè tropp’alto trasvola o in giù trabocca.
Se procellosa gioja in petto ferve,
Con molli note l’Armonia l’acqueta;
O se da cure oppresso è il cor, su l’ali
25De’ numeri vivaci al suol l’invola.
Ella i guerrier con gli animosi accenti
Empie di foco e alle sanguinee piaghe
De’ miseri amator balsamo infonde.
Tristezza il capo alle sue leggi estolle;
30Morfeo dal letto in piè si slancia; Ignavia