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tesse accostumarsi a vederlo vestito a tal foggia e a sofferirlo, fecesi fare il ritratto suo al naturale co’ suoi consueti vestimenti dipinto, e con tutti gli abbigliamenti, ch’egli soleva avere in dosso, in atto di sagrificare, e coll’immagine di quel Dio, di cui era sacerdote. Mandò quindi il ritratto a Roma, ed a colui che lo portava, commise, che in aperto ed alto luogo il collocasse, nel mezzo di quella sala, in cui si raccoglieva il senato. Per la qual cosa, trasferitosi egli poscia a Roma, parte ritrovò già assuefatti i Romani a vederlo con que’ vestimenti, e parte li abbagliò, largheggiando col popolo con quelle immense profusioni di ricchezze, che notissime sono. Erano cosi fatte vesti di due qualità diverse. Chiamavasi l’una Oloserica, che tutta di seta significa: Subserica l’altra, cioè di mezza seta; poichè l’ordito di questa era seta, e la trama d’altra condizione di filo1. Alessandro Severo mai di veste Oloserica non si vestì; e di rado la Subserica usò, ma tanto avea in pregio anche questa, che non ne fece mai presente veruno.

Volendo Aureliano2, quanto potea, e-

  1. Lamprid. ibid. T. II. pag. 351.
  2. Vopiscus, ibid. T. II pag. 396.