Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/72

66 apologo


Berretta. Ma quando in veritá non fusse omo di valore, ma fusse omo ambizioso, superbo, avaro, sciocco e simili cose, e nondimeno avesse la catena, ti scopriresti tu il capo?

Testa. Non io.

Berretta. Pur una volta hai detto una bona parola! Et io ti dico che colui che portasse catena d’oro e non avesse le condizioni che tal portamento ricerca, meritarla di una bona e grossa catena di ferro, e tu insieme con lui, essere catenato; lui, perché quello che non gli conviene portarla, tu, perché quella cosa che non devi onorasti, e a’ pazzi miglior rimedio non è che la catena. — Ma perché a quest’altro mi hai tu mo’ levata di capo?

Testa. Non vedi tu che ’l ha li panni longhi e il cappuccio foderato di vaio, et è dottore?

Berretta. È egli dotto, dimmi?

Testa. Io non so questo: a me basta che ’l è dottore, che è piú che dotto.

Berretta. Oh dio, come è possibile tanta ignoranza sia in un capo? Quanto seria meglio che tu fussi stata una zucca da semente, poiché tu estimi piú essere dottore che dotto!

Testa. Io so pure che a li di passati i’ gli vidi drieto una gran turba che lo accompagnavano a casa, e inanzi gli andavano li pifferi e li trombetti, e ’l populo correa a vederlo; e io sentiva ragionare che ’l sonava molto ben di liuto et era un bon compagnone.

Berretta. Tu m’hai satisfatto a punto. Per certo ogni cosa è pur piena di pazzia! Non era meglio a costui andarsene a casa senza trombe, che con esse far correre il populo a testificare la sua ignoranza? — Orsú, chi è quest’altro a chi tu hai fatto si bell’inchino?

Testa. Oh elio è valente omo! Ell’è causidico nel pretorio iudiciale, et è sollecito. Io ti so dire che le sa tutte!

Berretta. Ma pure che sa el’ fare?

Testa. Tu non vedesti mai omo intricare una causa meglio di lui, inviluppare il cervello a li iudici, differire quanto tempo tu vòi ogni breve e chiara lite, obscurare la