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greco con un capitano chiamato Teodosio e insieme sessanta vele de’ veneziani per soccorrerlo, come si presentorno nel seno di Taranto, Sabba simulando avere paura, con la sua armata si ritirò verso Tacque di Cotrone, e fra pochi di feceno fatto d’arme, ove la maggior parte de le navi veneziane furono prese e sommerse e de li uomini, fatti alcuni pochi prigioni, tutto il resto fu morto; e Teodosio verso la Grecia fuggi. Nell’anno 864 li saracini preseno l’isola di Creta; venendo poi la maggior parte di loro in Italia, preseno tutte le terre, che sono per riviera d’Ancona sino ad Otranto, bruciando quelle che li abitanti fuggendo abbandonavano. E dipoi facendo il medesimo per il seno di Taranto, da Tarmata veneziana sotto il ducato di Urso Particiaco furono vinti e cacciati. Avvenne poi che imperando in Constantinopoli Constantino fanciullo, uno giá capitano de Tarmata di Leone suo padre, chiamato per nome Romano, e anche, di vilissima condizione, romano per patria, usurpò l’imperio per forza; onde essendo le cose in tumulto, calabresi e pugliesi se li rebellarono, il perché Romano, uomo di pessima natura, indusse il re de li saracini di Africa a mandarli in Italia per vendicarsi de’ calabresi e de’ pugliesi. Il perché li saracini, naturali inimici de’ cristiani, con grandissima moltitudine ne Tanno 919 entrorno in Italia e non solo Calabria e Puglia, ma tutta quella parte d’Italia, che da la punta di Otranto viensi allargando tra li due mari, cioè il Tirreno e il seno Adriatico, scorseno e saccheggiorno senza rispetto alcuno de l’imperatore sino appresso Roma, facendo consiglio di espugnarla e predarla.

Ma Giovanni X allora pontefice, con l’aiuto di uno Alberico marchese in Toscana, stimato da alcuno suo fratello, e di uno grande esercito fatto dal popolo di Roma, li cacciò de li confini romani, e seguitandoli insino al Garigliano fece una gran battaglia con loro e vinseli in modo, che li saracini lasciando le altre cose, si ridusseno al monte Gargano (ora Sant’Angelo) e sopra il monte e a la radice di esso si fortificorno e tennerlo molt’anni e da esso fatigorno spesso e