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de) una processione doppo una solenne benedittione che fece al popolo, in fine spinta questa sua opinione da la astutia e malignitá di messer Benedetto Gaettano... cessione doppo una solenne benedittione, che fece al popolo, spinta questa sua opinione dall’astutia et malignitá di M. Benedetto Gaetano...

Il testo edito dal Ruscelli fu adottato anche nelle successive edizioni dello stesso secolo e del seguente fino all’ultima del 1771 (0; esso pertanto non rispecchia assolutamente il pensiero genuino dello scrittore pesarese, assai piú profondamente tradito qui, che non nelle edizioni del primo gruppo, le quali, pur in mezzo a lacune ed errori piú o meno evidenti, avevano almeno il merito di rappresentare piú da vicino l’originaria stesura dell’opera, con tutte le sue peculiaritá grafiche, sintattiche e linguistiche. Fortunatamente il ms. estense, che è stato da noi posto a base della presente edizione, ci offre una lezione quasi sempre corretta in confronto alle edizioni precedenti, e tale da farci ritenere in modo sicuro che esso derivi direttamente da un testo originale autografo, affatto diverso da quello servito per l’edizione tramezziniana del 1539.

Come risulta da una lettera fatta giá conoscere molti anni sono dal Bertolotti (in II Bibliofilo, IX, 1888, p. 37) e da altri documenti venuti in luce piú tardi (a), il manoscritto originale del Compendio era nelle mani del figlio secondogenito di Pandolfo, Annibaie, cui 10 richiesero ripetutamente i signori Gonzaga dal 1505 al *13, per poterne trar copia e anche darlo eventualmente alle stampe. Non pare che Annibaie aderisse a tale desiderio, forse pel fatto che il manoscritto, che egli aveva consegnato a un amanuense passato da Ferrara a Lucca, non era piú in quel tempo presso di lui. 11 modo col quale questo testo, ormai perduto, è designato («...la storia integra de Napoli con li altri arbori de li parentati de’ Re di Franza, che m’è detto haueti...»)( 3 ), fa pensare che esso

(1) Nelle edizioni curate dal Costo, a cominciare da quella del 1591, il testo (che è pur sempre quello ormai fissato dal Ruscelli) venne, «secondo il savio parere del R. P. F. Piero da S. Martino, Teologo dell’111 .mo Arcivescovo di Napoli», mutilato di qualche parte «che offendeva troppo le pie orecchie». (2) Vedi Luzio-Renier, Niccolò da Correggio, in Giornale Storico d. Leti. II., XXI, 238.

(3) Lettera di Federico Gonzaga del 19 luglio 1513 al sopra citato Annibaie, allora canonico a Pesaro: ap. Bertolotti, l . c .