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APPENDICE 315 toria, ma el principe di Taranto diceva prima... pigliare tutte le terre del regno, che perdere el tempo a Napoli; di modo che cum questi varii consigli se consumò tutta l’estate.

In questo megio il re Ferdinando, da poi la rotta de Sarni redutto a Napoli cum alcuni denari, li quali in parte la regina aveva radunato alla porta del Tempio per amor del suo re rechiedendo a quel populo, receveva li debellati e remettevali al meglio che poteva. Poi scrisse a Pio summo pontifice et a Francesco Sforza duca de Milano, pregandoli gli mandasseno gente e denari, promettendoli, se restava nel regno, mai non dimenticarse tanto e si grande benefizio. Il duca Francesco Sforza giudicò piú presto dovere dar agiuto all’amico [piú] ne la adversa fortuna che nella prospera; et a questo ancora persuase el summo pontifice, il quale per la rotta de Sarni era restato tutto sbigottito, pur si lassò persuadere di soccorrere il re Ferdinando: per il che el duca di Milano gli mandò Roberto Sanseverino cum molta gente e gran quantitá di dinari.

Mentre se facevano queste provvisione per il re Ferdinando, Giacobo Picinino, cresciuto di gente per la proxima vittoria, se accampò apresso a S. Fabiano vicino alle gente del duca di Milano: per il che cum questi fu commisa atroce e crudel battaglia, di modo che vi perirno gran numero de cavalli et assai numero de combattenti. E questo fatto d’arme durò dalle vintitre ore sino alle tre di notte, l’una e l’altra parte sempre restando pare: per il che al fine essendo sonato a recolta per ambe le parte, fu quietato el tumulto. In questa battaglia egregiamente si diportorno Bosio Sforza, Marc’Antonio Torello, Gioanne Pallavicino da Scipione e Bartolomeo Quartaro: li quali in tutto se puotte affirmare essere stati la salute de l’exercito sforzesco. Dipoi Alexandro Sforza deliberò levarse: onde la notte sequente cum gran silenzio se parti e mai non cessò che se ne pervenne al Tronto. Nel qual loco el summo pontifice gli mandò bona quantitá de dinari: similmente Francesco Sforza duca de Milano gli mandò Marco Corio cum venticinque millia ducati, il quale cum non poca difficultá gionto restaurò l’exercito di quanto era de bisogno. E Giacobo Picinino come vincitore in Abruzzo tornò verso Tieti, e per constringerc el pontifice a abbandonare Ferdinando passò el monte Apennino, e subito prese alcune castelle de Orsini, per il che il tutto si levò a rumore; ma poi mandò tutti li soi soldati alle stanzie, per la assiduitá et asperitá de l’inverno.