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li aragonesi per la porta ancora del Mercato e per molte altre porte de le mura e senza sangue cominciorno a predare; ma entrato il re, fece subito restare il saccomanno e per la terra cavalcando in suo potere la ridusse. In questo modo adunque ne l’anno di Cristo 1442 a’ 6 di giugno e ne l’anno ventunesimo dappoi che in quel regno aveva cominciato a far guerra, ottenne il re Alfonso Napoli, essendo stata 905 anni innanzi (si come sopra avemo dimonstrato) per simil via di acquedotto per Belisario da’ goti recuperata. Restavano le tre rocche di Napoli ad acquistare, Capuana, Montana (ovvero Sant’Ermo) e Castel nuovo. Assediò prima Alfonso Capuana e in quattro di l’ebbe, di volontá di Renato mosso da’ preghi di Giovan Cossa napolitano, il quale con Renato si era in Castel nuovo ridotto, e la mogliere e figliuoli aveva in Capuana, onde per salvarli Renato fu contento sí desse. La Montana ebbe poi subito; Castel nuovo Renato lo lasciò fornito, avendoli posto per castellano messer Antonio Calvo genovese, di chi era grosso debitore di denari, con ordine che non venendo o non mandando fra certo termine sussidio, si accordasse con Alfonso e la rocca li rendesse. Poi sopra due navi genovesi, le quali avendo scaricato in castello frumento mandatoli per sussidio da Genova, lui aveva pregato che per alcun di restassino, passò in Porto pisano, menando con seco Ottino Caracciolo e Giovan Cossa, e da Porto pisano poi a Fiorenza a papa Eugenio si condusse.

Sentendo Alfonso poi che Antonio Caldora si era ingrossato, e con lui Giovanni Sforza fratello del conte Francesco con le genti sforzesche, deliberato espedire le reliquie de la guerra, usci fuora ne li prati di Capua e di li andò a Fonte di Popolo, poi ad Esernia, la quale subito se li rendette; poi se n’andò a Carpinone, che era la sedia e il ridotto di tutta la guerra. Antonio Caldora corse ancor lui a Carpinone disposto di fare fatto d’arme prima che Giovan Sforza (si come dimonstrava di voler fare) ne la Marca tornasse. Essendo dunque apparecchiato per combattere Antonio, consultando il re Alfonso del modo del far fatto d’arme, li suoi lo confortavano