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poca gente de le loro patrie, non governavano li eserciti d’altri a lor modo, ma si lasciavano governare e tirare da li baroni e tiranni del regno, con le forze de’ quali si sostentavano, ove a li loro appetiti e naturale instabilitá parea. E qualche volta Iacopo Caldora in Abruzzo e nel contado di Alvito e in Terra di Lavoro fu superiore contra li amici di Alfonso; e Alfonso mentre attendeva a recuperare il perduto, di doppia calamitá affliggeva li regnicoli. Il simile in Puglia e in Calabria facea il principe di Taranto, e intorno a Napoli, Salerno, Capua e Gaeta facea Renato, il quale però se non fusse stato aiutato di vittuaglia da’ genovesi, saria stato necessitato a partirsi del regno; ma con quel sussidio e qualche poco che aveva da’ pugliesi e da Iacopo Caldora sostentò Napoli e ritenne alcune terre e recuperò Castel nuovo, il quale tanti anni avevano tenuto i catalani e tanto danno avevano dato per quello con le bombarde e artigliarie a la terra di Napoli. Per le quali cose in modo fu lacerato quel regno in questo tempo, che appena tre o quattro lochi si trovavano in tutto il circuito di esso da Gaeta a Pescara, che si potessino dire oziosi e pacifici, e quelli ancora piú presto per aver confini che in pace vivevano, che per loro industria e diligenza. Stando in questo termine il regno tutto l’anno 1439 e li dui sequenti, Iacopo Caldora essendo a campo di un castel di Iacopo da la Lionessa, detto Cercello, da subitaneo caso di apoplessia, ovvero di goccia, soprapreso, mori: uomo da connumerare tra li buoni capitani, se tanta fede e constanza avesse avuto, quanta arte e perizia militare teneva. Fu la sua origine da un castello d’Abruzzo appresso il fiume del Sánguine sotto la montagna, chiamato Castel del Giudice. Da la sua morte le cose di Alfonso sempre migliororno; imperocché il Ventimiglia nel medesimo tempo per fame e per accordo ebbe la Cerra con la rocca. Quelli di A versa tolseno Alfonso ne la cittá, e non potendosi avere la rocca, con gran fossi e ripari serrandola di fuora la feceno inutile a l’inimico, e tuttavia gagliardamente la combattevano. E benché Renato fusse passato in Puglia e tornando con Antonio Caldora, figliuolo