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e preso lui e le bandiere, in poco d’ora rimase vincitore; e quel di proprio, che fu a li 29 d’aprile, entrò in Roma in modo di trionfante con tutto l’esercito suo e con li capitani inimici prigioni, strascinando le loro bandiere per terra con gran letizia di tutta Roma e di papa Urbano, il quale fece nel di medesimo cavaliere il conte Alberico e messer Galeazzo da Pepoli. Finite le feste e le processioni per tanta vittoria, Urbano fece ingrossare l’esercito e mandò il conte a recuperare le terre che si erano rebellate da lui e vòlte a compiacenza de l’altro papa; il che fatto, si condusse con li veneziani, che allora avevano guerra col re Luigi d’Ungaria e genovesi e con il signore di Padua.

Clemente dubitando de l’esercito di Urbano non si voltasse contra di lui, non si tenendo sicuro in Alagnia, mandò a la regina Giovanna che li mandasse gente che li fusse scorta a condurlo a Napoli, e cosi fu fatto. Ma li napolitani sentendo la sua venuta, si levorno in arme dicendo che non volevano dui papi addosso e la guerra per lui, per la qual cosa la regina con Clemente si ridusseno nel castello e in quello si feceno forti; e dappoi pochi giorni non li parendo dovere star li, la regina fece armare tre galee, e sopra due pose Clemente con li suoi cardinali, sopra l’altra montò lei, e mossi da Napoli con prospero vento, in pochi giorni furono in Avignone. Clemente fu visitato e onorato da tutta Francia, e fatto vedere tutti li processi di ambidui nel parlamento di Parise, fu pronunciato lui essere vero papa e Urbano esser scismatico e falso papa: e cosi il re di Francia e d’Aragona li renderono obedienza. La regina Giovanna ancor lei fu sommamente onorata e donata, e massimamente da Luigi figliuolo secondogenito di Giovanni re di Francia, e duca di Angiò: per la qual cosa vedendosi lei senza figliuoli e sola, e intendendo moltiplicar le pratiche di Carlo di Durazzo e Urbano, adottò per figliuolo il detto Luigi duca d’Angiò e li fece donazione del reame di Napoli e di Sicilia dappoi la morte sua con l’autoritá di papa Clemente. E di detta donazione, che fu