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suo parente, che lo tenesse in sua corte. Essendo fatto bello e leggiadro giovine, di una figliuola del conte Roberto bellissima e sua coetanea fieramente si innamorò, e pervenuto al desiato fine de li amanti, due figliuoli ne ebbe, un maschio detto Tancredo e una femina detta Constanza, i quali secretissimamente facea nutrire. Perseverando poi sfrenatamente ne li amorosi piaceri, cadde in una gravissima infermitá, per il che fu forza che ’1 re Roggero suo padre Io revocasse; ma essendo giá estenuato e fatto tisico e vedendosi non poter campare da morte, narrò teneramente e con lacrime al padre tutto l’error suo e la causa de la sua morte. Il re fieramente adirato minacciò di far vendetta del conte e di tutta sua progenie, estimando tal cosa per opera sua esser processa; ma il povero giovine Roggero tanto pregò il padre per conforto de la sua morte, che impetrò due cose: prima la venia al conte Roberto, poi, che ’l potesse prima che morisse sposare quella sua figliuola, acciò che li due figliuoli rimanessino legittimi per sussequente matrimonio; il che fatto passò di questa vita. Morto il meschino giovine, il re suo padre non servando la promessa fatta al figliuolo si diede a la persecuzione del conte Roberto, in modo che lui con tutti li suoi e con Tancredo suo nepote fu forza se ne fuggisse in Grecia e lá stette fin che visse e mori; e Constanza il re la fece mettere nel monasterio di Santa Maria di Palermo. Morto poi il re Roggero e pervenuto il regno in mano al re buon Guglielmo, come avemo detto di sopra, tolse per donna una figliuola del re d’Inghilterra: la quale avendo tenuta un tempo e non ne avendo figliuoli, pensando a un successore che fusse del suo sangue, fece ricercare per Grecia questo Tancredo e ritrovatolo, in Sicilia onoratamente lo tenne appresso di sé finché visse e fecelo conte di Lecce. Questo è quel Tancredo adunque che da’ baroni dappo’ la morte del buon Guglielmo fu fatto re di Sicilia e quella fu quella Constanza che del monasterio fu tratta, come è detto di sopra.

Tornando ora a l’ordine de l’istoria, Enrico coronato rese subito la cittá di Tusculo al pontefice, come cosa de la Chiesa,