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capitolo primo 41

i Gigliucci, i De Bréval, i De Saint-AIbin, i D’IdevilIe, i Lubienscky, gli Spada, i Chatelineau-Joly ed altri siffatti, avessero da servire dì guida air ignorante per conoscere il Mazzini e per giudicare di lui e dell’opera sua, certo il povero Mazzini sarebbe perduto nella memoria degli uomini, i quali non potrebbero rannodare il nome di esso che a quello dei malfattori più celebri. Ma queste storie non contano per nulla in fatto di giudizi, perchè la prevenzione, l’ira, l’odio che da quelle pagine, senza mistero alcuno, tralucono non solo tolgono a quei giudizi ogni fede, anche presso l’inesperto o l’indòtto, ma tanto e così evidentemente sono passionati che anche l’inesperto e l’indòtto è tratto a pensare che gatta là sotto ci covi.

Ma ciò che addolora lo studioso spassionato ed imparziale è il vedere che, acciecati dalla passione di parte, anche storici e scrittori di valore, e, dirò così, togati, appartenenti al partito moderato, quali il Farini, il Gualterio, il Minghetti, il Bianchi Giovini, il D’Azeglio e lo stesso Gioberti (così aspro, così parziale, così ingiusto e passionato nei giudizi sui suoi contemporanei) abbiano recato sul grande genovese sentenze così erronee, menzognere ed inique da fornire amplissima materia all’insulso e scellerato libello di Giulio De Bréval1, nel quale, costui, in appoggio dei suoi vituperi, cita, appiè di ogni pagina, il Farini, appunto, il Gualterio, il Bianchi-Giovini, il D’Azeglio e il Gioberti2.

Eppure, oggi, la storia vera ed imparziale giudica ben altrimenti questo grande uomo, il quale, per la elevatezza delle sue concezioni, per lo splendore dell’affascinante eloquenza, per la profondità tenacissima dei convincimenti, fu vero tipo di apostolo del patrio risorgimento.

Ingegno fervido e potente, nudrito di molteplici e seri studi, ardente spiritualista, suffuso di una nube di misticismo - che si

  1. Mazzini giudicato da sè stesso e dai suoi, opera di Giulio De Bréval, italianizzata da Francesco Giuntini, Firenze, a spese del traduttore, pei tipi di Simone Coen, 1853.
  2. E, senza dubbio, il De Bréval, avrebbe citato anche il Minghetti se quei tre malaugurati volumi dei Ricordi fossero stati, a quel tempo, pubblicati; nei quali la grettezza dei giudizi, la meschinità dei concetti, le passioni le più volgari si infiltrano frequentemente e rimpiccioliscono e offuscano alquanto la figura dell’illustre uomo che, per l’equanimità de’ suoi splendidi discorsi, pei modi squisiti di vero gentiluomo, aveva lasciato in tutti la convinzione della mitezza e serenità dell’anima sua.