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xiv prefazione.

di più o meno pretese fonti di sbizzarrirsi troppo. Poiché il disegno generale e la materia principale di questa novella sono tolti, in modo da non ammettere discussione, dalla Teseide del Boccaccio; dalla quale il Chaucer ha tradotto quasi letteralmente circa duecento settanta versi, ed oltre cinquecento ha imitati o parafrasati. Per quale ragione però egli che si è valso, nei suoi scritti, cosí spesso e con tanta larghezza dell’opera poetica del Boccaccio, non abbia mai ricordato il nome di lui, è un mistero che fino ad ora nessuno ha saputo spiegare. Mentre cita debitamente ai luoghi loro Dante e il Petrarca, ai quali deve ben poco in confronto degli obblighi che ha verso il Boccaccio, e dimostra quasi una certa sollecitudine nel ricordare altri scrittori latini e medievali, che avrebbe potuto lasciare nell’oblio senza scrupoli di coscienza, dimentica sempre l’autore del Decamerone. Si direbbe anzi che appunto quando attinge da lui più direttamente e più largamente, come in questa novella del Cavaliere, e nel poema intitolato Troilus and Cressida, il Chaucer