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novella del cavaliere. 131

mente; e poiché io sento che la mia vita non può durare a lungo, lascio a te, piú che a ogni altro, la cura dell’anima mia, quando sarò morto. Ahimé! quanto dolore, quali pene ho sofferto per te, e per quanto tempo! Ahi! dura cosa, Emilia mia, dover morire, e lasciarti per sempre! Ahimé, regina del mio cuore, moglie mia, unico scopo della mia vita! Che cosa è dunque questo mondo? Che giova all’uomo il desiderare? Egli vive felice con l’amor suo, e ad un tratto eccolo là nella fredda tomba, solo, senza nessuno. Addio, mia cara, addio, Emilia mia, sollevami dolcemente fra le tue braccia, e ascolta ciò che ti dico.

Per molto tempo io ho combattuto e odiato il mio cugino Palemone, per amor tuo, perché ero geloso di te. Ma Giove voglia essere guida all’anima mia, come è vero che io non ho mai conosciuto al mondo un uomo degno di essere amato come Palemone: lealtà, onore, valore, virtú, modestia, condizione, casata, libertà, tutte insomma, egli possiede le qualità di buon cavaliere. Giove salvi l’anima mia, se è vero