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8 Chi l'ha detto? [18-19]


Un esemplare delle opere del Sabellico (ediz. di Basilea, 1538) già appartenuto al Grolier ricordato più sotto, quindi al presidente Hénaut, e ora nella biblioteca dell’Arsenale a Parigi, porta in uno dei fogli di guardia questa curiosa annotazione greco-latina di mano dell’Hénaut medesimo:

Έκ τοῦ Ἀθηαίου Caroli de Henaut, in magno consilio senatoris et decani, τῷ ἔτει 1710.

Libros alienos utendos Rogantibus Ἀπόκριμα.

Ἐξ εὐαγγελίου τοῦ κατὰ Λουκᾶν κεφ. 11 καὶ τοῦ κατὰ Ματθαἳον κεφαλαίῳ 25:

Ζητεῖτε δὲ μᾶλλον, καὶ πορεύεσθε
Πρὸς τοὺς πωλοῦντας, καὶ ἀγοράσετε
Ἑαυτοἱς, πῶς γὰρ ὁ ζητῶν εὑρίσκει.

Di questo versetto biblico la frase

18.   Ite ad vendentes.1

è rimasta viva nell’uso.

Ma in Francia altri bibliofili avevano tradizioni più generose, basti per tutti citare l’immortale Giovanni Grolier lionese, tesoriere dell’armata d’Italia sotto Francesco I, quindi tesoriere di Francia sino al 1565, anno di sua morte, amatore e collezionista intelligente di ottimi libri, che sui piatti dei suoi volumi faceva scrivere Jo. Grolierii et amicorum. Ma egli non l’aveva inventata questa nobile divisa ma l’aveva portata d’Italia, con l’arte della legatura ed eziandio con lo stile della ornamentazione imitato dalle splendide legature di uno sconosciuto bibliofilo che molti credono veneziano, dei primi anni del secolo XVI, Tommaso Maioli, i cui libri portano tutti la leggenda:

19.   Th. Maioli et amicorum.2

Anche l’umanista napoletano, Giano Parrasio, appose sul frontespizio di tutti i suoi libri il cortese motto: Jani Parrhasii et amicorum, e Rabelais: Francisci Rabelesii καὶ τῶν φίλων.


  1. 18.   Andate dai venditori.
  2. 19.   Di Tommaso Maioli e de’ suoi amici.