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[1024-1026] Nazioni, città, paesi 333


primato come inno nazionale (national anthem) dell’Inghilterra all’altro che comincia:

1024.   Rule Britannia! Britannia rules the waves.1

e che non è altro se non un coro dell’Alfred di James Thomson (1700-1748), masque o commedia allegorica scritta nel 1740 in collaborazione con David Mallet (in fine, a. II, sc. 5), e rappresentata nel teatro privato del Principe di Galles, a Cliefden, nel Buckinghamshire il 1° agosto 1741. È quasi certo che la cantata è di Thomson, benchè dopo la morte di lui il Mallet tentasse di rivendicare la paternità dell’intiera produzione: essa però fu ritoccata da Lord Bolingbroke. La musica della cantata. come dell’intiera produzione, è di Arne. Il verso citato di sopra, insieme all’altro già ricordato al num. 800: Britons never shall be slaves, fanno il ritornello della cantata di cui scrisse Southey che «it will be the political hymn of this country as long as she maintains her political power.»

1025.   England is the mother of Parliaments.2

fu detto da John Bright in un discorso politico tenuto a Birmingham il 18 gennaio 1865; ma fu pure detto e si dice che l’Inghilterra è una

1026.   Nation of shopkeepers.3

La frase fu attribuita a Napoleone, infatti secondo il libro di B. E. O’ Meara (Napoleon at St. Helena, ed. 1888, vol. II. pag. 121-122), egli avrebbe detto una volta all’O’ Meara medesimo: «You were all greatly offended with me for having called you a nation of shop-keepers.... I meant that you were a nation of merchants, and that all your great richess and your grand resources arose from commerce, which is true»; ma la frase è più antica, poichè così già chiamava la metropoli Samuel Adams


  1. 1024.   Sii potente, Britannia! La Britannia è signora dei mari.
  2. 1025.   L’Inghilterra è la madre dei parlamenti (ossia del regime parlamentare).
  3. 1026.   Nazione di bottegai.