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[928-930] Nature diverse 295


tinga del 1774, a pag. 214) ove il funebre amante della fanciulla, mentre la rapisce spingendo a galoppo forsennato il cavallo, a lei che paurosa domanda la ragione di quella corsa sfrenata, ripete sempre la medesima risposta, cioè la frase macabra detta di sopra (vedasi per le fonti tedesche di questo verso del Bürger il noto libro del Büchmann, XXIII. Aufl., S. 143). Fra noi è più frequente di citarla sotto la forma francese (dalla traduzione di Lehr):

928.   Les morts vont vite.1

e il significato, affatto arbitrario, che si usa di darle è che la morte fa molto rapidamente il vuoto intorno a noi. La prima versione italiana della Lenore è in prosa e fu data dal Berchet nella Lettera semiseria di Grisostomo (Milano, Bernardoni, 1816) — vedi a pag. 135 della ristampa curata da A. Galletti (Lanciano, Carabba, 1913) - dove la frase è così voltata: I morti cavalcano in furia. Su questa prima versione italiana si veda l’articolo della prof. Lavinia Mazzucchetti nel Giornale Storico della Letteratura Italiana, vol. LXXI, 1918, pag. 237-242.

È di Shakespeare la frase:

929.   O what a noble mind is here o’erthrown!2

ch’egli fa dire a Ofelia che piange sulla demenza di Amleto, nell’Amleto (a. III, sc. i).






§ 47.

Nature diverse



La varietà dei cervelli umani e dei giudizi loro è espressa dalla paremia latina:

930.   Quot homines tot sententiæ.3


  1. 928.   I morti vanno in fretta.
  2. 929.   Oh qual nobile intelletto è qui offuscato!
  3. 930.   Tanti uomini, altrettante opinioni.