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un nuovo ambiente e adattarsi ad altre nazioni. Ma l’ideale cristiano al contrario ha modificato, anzi rovesciato tutti gli altri di modo che come si dice nel Vangelo: “Ciò che era grande nel cospetto degli uomini, è diventato piccolo nel cospetto di Dio.„ Quest’ideale non fu più riposto nella potenza, come era quello degli Egiziani, e nemmeno nella ricchezza, come quello dei Fenici, o nella bellezza, come quello dei Greci, ma nell’umiltà, nella rassegnazione, nell’amore. L’eroe, oramai, non fu più il ricco, ma Lazzaro il mendicante. Maria l’Egiziaca parve degna d’essere ammirata non all’epoca della sua bellezza, ma in quella del suo pentimento. Non si celebrò come virtù l’ammassare ricchezze, ma il rinunciare ad esse. E l’oggetto supremo dell’arte non fu più la glorificazione della riuscita, ma la rappresentazione d’un’anima umana, così riboccante d’amore che rendeva possibile al martire di compiangere e d’amare i suoi persecutori.

E così si spiega perchè il mondo cristiano duri tanta fatica a svincolarsi dall’arte pagana a cui s’è avvezzo. Il contenuto dell’arte religiosa cristiana è per gli uomini cosa tanto nuova, tanto differente dal contenuto dell’arte anteriore, che essi provano di leggeri l’im-