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dedica seconda xxv

con quel libro su’ destini d’Italia, che aprì una carriera nuova di moderazione politica agli scrittori Italiani. E voi siete de’ maggiori e più generosi di quella letteratura Italiana esterna, che mi pare una delle più vicine e più feconde speranze Italiane; ondechè siete voi stesso una di queste nostre speranze. E voi giovane e forte ancora avete, così Dio voglia, lunghi anni da emulare e superare voi stesso; e così (se di nuovo mi facciate lecito esprimervi un voto di molti amici vostri), così lasciando i vostri avversari voi vogliate rivolger tutta a nostro pro quella vostra forza e potenza. E ad ogni modo, e per quel che farete e per quello che avete fatto, non può mancare a voi morto la gloria, a voi morente la coscienza d’aver bene e grandemente operato per la patria. — Vecchio combattitore di parte moderata, e per ciò appunto cacciato già dalia vita attiva, ed entrato tardi in quella di scrittore, io non lascerò nome che giunga al tempo della tarda giustizia. Ma che importa? Se avrò anch’io a difetto del talento moltiplicato l’obolo commessomi? Se avrò recato, secondo mie forze, un sasso all’edilizio, un rivo al fiume, un seme al campo? Se avrò la coscienza che quel sasso è «tetragono», quell’acqua è limpida, quel seme non è di danni, infamie o delitti alla patria nostra?