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di alcuni traduttori di catullo. 141

fa a non capire che io ho detto moglie per non far sapere ai ragazzi che Catullo aveva una ganza? Legga un po’ il frontespizio; ad uso della gioventù studiosa. Mi par che vada da sè.

autore.

Furbo davvero! perchè poi traduce il carme a Celio, e quell’altro in cui si parla del marito di Lesbia? Le pare che sia roba da ragazzi codesta? E le par d’esser logico a questo modo?

pastore.

Veramente in questo non ha tutti i torti. Io però dal canto mio ho fatto quello che ho potuto per salvare almeno le apparenze dell’onestà; veda, infatti, che quando mi son trovato di fronte a un verso, a una frase, che non avrei potuto rendere decentemente, ho fatto uso della spada d’Alessandro; ho tagliato a dirittura.

autore.

Ha presa la scorciatoia. Vuole ora sapere che cosa io farei a tutti i mutilatori ad usum delphini? Li condannerei al fastidioso accidente di Ati, il quale, come lei sa:

Divellit ilia acuto sibi pondera silice.

pastore.

Misericordia! Ma lasciamo questi discorsi: legga la traduzione del VI carme che non è mutilato.

autore (legge).

Miser Catullo al vaneggiar pon fine
E di quel che perduto ornai tu vedi,
Datti pur pace: per te già sereni
Splenderò i giorni, quando tu ne givi
Dove che ti traea quella si amata
Per noi Madonna, ch’altra non fia poi;
E quivi tanti bei si fean trastulli,
Quanti a te ne piacea, nè ripugnante
Madonna vi trovavi....