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II


LA sua camera azzurra più d’ogni altra mi piace.
M’inebria questa languida atmosfera di pace
Mollemente impregnata de ’ più soavi odori
Che vi lascia, appassendo, il mio mazzo di fiori;
Le tende di merletto, cadenti su ’l tappeto,
Ammoniscono il raggio di sol parco e discreto
Che un tiepido tramonto d’ottobre ci consente.
Due poltrone accostate presso a ’l fuoco morente
Tra lor sembran discorrere di non so qual peccato.
Un cuscino trapunta là per terra è gettato;
Ma in suo muto linguaggio il furbacchiolo prega
Ch’io v’appoggi il ginocchio che innanzi a lei si piega.