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SULLA PORTA

 

II
L litigio era grave. Egli l’avea

     Con aspri accenti e con sospetti offesa;
     E fissava lo sguardo in su la rea,
     Quasi ne avesse la discolpa attesa.

La testina gentil di greca dea
     Scrollava ella, sdegnando esser compresa;
     E co’l picciolo piè lieve battea
     Una levriera su’l tappeto stesa.

Ei si mosse a lasciarla; ed ella assorta
     Tutta in un suo pensier, seguíalo altera,
     Fredda, senza un addio, come una morta.

Ma dubitosi, in atto di preghiera,
     Si guardaron negli occhi in su la porta,
     E disser sottovoce: A questa sera.