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263 e l’uomo 111 Dio, e fu per sì fallo modo perfetta questa unione, che nè per morte, nè per neuna altra cosa si potè separare.

II. O dolce e vero legame, grande è la forza tua, in tanto che tenesti confìtto e chiavellato Dio ed uomo in su’l legno della santissima croce; perocché nè chiovo, nè altro ferro era sufficiente a tenerlo, se lo amore dell’onore del Padre e della salute nostra non l’avesse tenuto. Si forte fu, carissimi fratelli, questo amore e sì perseverante, che nè dimonia, nè altre creature il potero allentare, che quest’amore non perseverasse.

Le creature non lo allentarono, nè allentano per le ingiurie che gli erano fatte, e che noi gli facciamo, nè per ingratitudine loro, nè nostra; nò le dimonia, perocché molestando noi non lo impediscano che egli non ami; nè abbandonò l’obbedienzia del Padre Eterno, ma perseverò infino alla morte della croce. Questo dolce ed amoroso verbo unigenito Figliuolo di Dio con molta perseveranzia e pazienzia ci manifesta la volontà e la verità dolce del suo Padre Eterno. La volontà sua è la nostra santificazione, questa è la verità, e per questo fine ci creò Dio, cioè perchè fussemo santificati in lui a loda e gloria del nome suo., ed acciò che noi godessimo e gustassimo la eterna sua visione. O dolcissimi e carissimi fratelli, io voglio che ragguardiate l’abbondanzia e l’abisso della sua carità, però che, perchè l’uomo era accecato e diventato ignorante per la colpa sua, e non cognosceva questa dolce venlà e dolce volontà di Dio, però si volle umiliare all* uomo. 0 miserabile superbia, bene si debba vergognare l’anima d’insuperbire dove Dio è umiliato, ed hacci donato il verbo velato e vestito della nostra umanità. Or chi può aggiongere solo alla considerazione di vedere l’altezza di Dio discesa a tanta bassezza, e legatosi nel1’uomo e T uomo in Dio? Aprite, aprite l’occhio dell’intelletto e vederete quella abbondanzia del sangue del figliuolo di Dio, però che l’aprilura del corpo suo