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i 138 A MONNA GIOVANNA DI CAPO ED A FRANCESCA IN SIENA (A).

  • ~ * I. Della »«rtìi della carila e suoi effe!ti, esortandole ad accendersi dà qne%to fuoco divino, con annegare la propria volontà, e concepire odio di si medesime, il cbe s’ acquista nel conoscimento di sè.* II. Lo esorta a nutrirsi di sangue di Gesù Cristo, ed aj(ilare la f santa Chiesa ne’ cuoi bisógni coll’orazioiii.

Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. 4*/de tlissi me e carissime figlinole mie. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi tutle arse e consumale nel fuoco della divina carità, sì e per sì fallo modo, che ogni amore proprio e freddezza di cuore e tenebre di mente, abbi a cacciare fuore. Questa è la condizione della divina carila, che sempre «doperà e mai non si slanca, siccome 1’ usurajo sempre guadagna il tempo per lui: se dorme, guadagna; se mangia guadagna, e ciò che fa, guadagna e non perde mai tempo. Questo non fa l’usurajo, ma il tesoro del tempo; così fa la sposa innamorata di Cristo arsa nella divina carità, sempre guadagna, e mai non sta oziosa: egli dorme | la carità lavora, mangiando, dormendo e vegliando: ciò cli

fa, (fogni cosa trac il lVu4.l@. 0 curila piena di letizia, tu sci