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70 il cortegiano


quello s’udi un gran calpestare di piedi, con strepito di parlar alto: e così rivolgendosi ognuno, si vide alla porta della stanza comparire un splendor di torchi, e subito drieto giunse con molta e nobil compagnia il signor Prefetto, il qual ritornava, avendo accompagnato il papa una parte del cammino; e già allo entrar del palazzo dimandando ciò che facesse la signora Duchessa, aveva inteso di che sorte era il gioco di quella sera, e ’l carico imposto al conte Ludovico di parlar della Cortegianìa; però quanto più gli era possibile studiava il passo, per giungere a tempo d’udir qualche cosa. Così, subito fatto riverenza alla signora Duchessa, e fatto seder gli altri, che tutti in piedi per la venuta sua s’erano levati, si pose ancor esso a seder nel cerchio con alcuni de’ suoi gentiluomini; tra i quali erano il marchese Febus e Ghirardino fratelli da Ceva, messer Ettor Romano, Vincenzo Calmeta, Orazio Florido, e molti altri; e stando ognun senza parlare; il signor Prefetto disse: Signori, troppo nociva sarebbe stata la venuta mia qui, s’io avessi impedito così bei ragionamenti, come estimo che sian quelli che òra tra voi passavano; però non mi fate questa ingiuria, di privar voi stessi e me di tal piacere. — Rispose allora il conte Ludovico: Anzi, signor mio, penso che ’l tacer a tutti debba esser molto più grato che ’l parlare; perchè essendo tal fatica a me più che agli altri questa sera toccata, oramai m’ha stanco di dire, e credo tutti gli altri d’ascoltare, per non esser stato il ragionamento mio degno di questa compagnia, nè bastante alla grandezza della materia di che io aveva carico; nella quale avendo io poco satisfatto a me stesso, penso molto meno aver satisfatto ad altrui. Però a voi, Signore, è stato ventura. il giungere al fine; e buon sarà mo dar la impresa di quello che resta ad un altro che succeda nel mio loco; perciò che, qualunque egli si sia, so che si porterà molto meglio ch’io non farei se pur seguitar volessi, essendo oramai stanco come sono. LV. Non sopportarò io, rispose il Magnifico Juliano, per modo alcuno esser defraudato della promessa che fatta m’avete; e certo so che al signor Prefetto ancor non dispiacerà lo intender questa parte. — E qual promessa? — disse il