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libro quarto. 291


son buone ed utili hanno ancora grazia di bellezza. Eccovi il stato di questa gran machina del mondo, la qual, per salute e conservazion d’ogni cosa creata è stata da Dio fabricata. Il ciel rotondo, ornato di tanti divini lumi, e nel centro la terra circondata dagli elementi, e dal suo peso istesso sostenuta; il sole, che girando illumina il tutto, e nel verno s’accosta al più basso segno, poi a poco a poco ascende all’altra parte; la luna, che da quello piglia la sua luce, secondo che se le appropinqua o se le allontana49; e l’altre cinque stelle, che diversamente fan quel medesimo corso. Queste cose tra sè han tanta forza per la connession d’un ordine composto così necessariamente, che mutandole pur un punto, non poriano star insieme, e ruinarebbe il mondo; hanno ancora tanta bellezza e grazia, che non posson gl’ingegni umani imaginar cosa più bella. Pensate or della figura dell’uomo, che si può dir piccol mondo; nel quale vedesi ogni parte del corpo esser composta necessariamente per arte e non a caso, e poi tutta la forma insieme esser bellissima; tal che difficilmente si poria giudicar qual più o utilità o grazia diano al volto umano ed al resto del corpo tutte le membra, come gli occhi, il naso, la bocca, l’orecchie, le braccia, il petto, e così l’altre parti: il medesimo si può dir di tutti gli animali. Eccovi le penne negli uccelli, le foglie e rami negli alberi, che dati gli sono da natura per conservar l’esser loro, e pur hanno ancor grandissima vaghezza. Lasciate la natura e venite all’arte50. Qual cosa tanto è necessaria nelle navi, quanto la prora, i lati, le antenne, l’albero, le vele, il timone, i remi, l’ancore e le sarte? tutte queste cose però hanno tanto di venustà, che par a chi le mira che così siano trovate per piacere, come per utilità. Sostengon le colonne e gli architravi le alte loggie e palazzi, né però son meno piacevoli agli occhi di chi le mira, che utili agli edifici. Quando prima cominciarono gli uomini a edificare, posero nei tempii e nelle case quel colmo di mezzo, non perchè avessero gli edificii più di grazia, ma acciò che dell’una parte e l’altra commodamente potessero discorrer l’acque; nientedimeno all’utile subito fa congiunta la venustà, talchè se sotto a quel cielo ove non cade grandine o